Megasede a Londra per Paul Smith
Paul Smith ha acquistato un grande spazio di 3.500 metri quadrati, al numero 20 di Kean Street nell'area di Covent Garden a Londra, che verrà trasformato nel nuovo quartier generale della brand. Per ora non trapelano altre informazioni in merito alla nuova sede, si sa soltanto che a breve inizieranno i lavori di ristrutturazione. Lo stilista britannico sta dunque lavorando per costruire le fondamenta del proprio business, tanto che lo stesso percorso è stato replicato per il mercato italiano. A Milano è stato infatti acquistato uno storico stabile di 1.250 metri quadrati, al numero 95 di viale Umbria, destinato a diventare il fulcro di tutta l'attività tricolore del marchio.
«In queste ultime stagioni il nostro business ha mostrato vistosi segnali di crescita tanto che il nostro turnover mondiale ha raggiunto quota 373 milioni di euro», ha spiegato Paul Smith, «e per questo motivo abbiamo deciso di strutturarci in modo più commerciale». Forte di un 2001 che si è chiuso con un un fatturato diretto di 55 milioni di sterline (circa 88 mln di euro), in crescita del 10% rispetto ai 50 milioni di sterline del 2000, lo stilista sta studiando anche lo sviluppo della piattaforma retail.
«In settembre sbarcheremo a Tokyo, nell'area di Aoyama, con un grande monomarca», ha aggiunto Paul Smith, «sarà il primo progettato da Sophie Hicks, e rispetterà la stessa idea architettonica già sperimentata a Milano. In questo momento il mercato giapponese ci sta dando grandi soddisfazioni. Lavoriamo in tandem con Itochu (per il menswear) e con Onward (per il pr�t-à-porter donna). Proprio quest'ultimo segmento, nel corso del 2001, ha registrato vendite a +52%.
Energie saranno investite anche sul mercato Usa. «Apriremo un secondo shop a New York», ha poi detto lo stilista, «sarà a Soho, in Wooster street, e verrà dedicato completamente al pr�t-à-porter femminile. Manterremo in essere anche la boutique che già abbiamo sulla Fifth avenue, che sarà dedicata soltanto al menswear». Il territorio americano, insieme all'area canadese, rappresenta infatti il 3% dei ricavi, allo stesso livello dell'area spagnola.