José Maria Aznar, premier spagnolo, ha appena lanciato il Plan global de la moda, un ambizioso piano di promozione del made in Spain in cui lo stato investirà 48 milioni di euro l'anno. La ragione? Semplice: la moda iberica fattura annualmente 10 miliardi di euro (il 40 per cento dei quali va all'esportazione), ma non ha ancora conseguito all'estero l'immagine di marchio consolidato come l'italiana e la francese. Il settore dell'abbigliamento, infatti, è composto da 7 mila aziende che producono l'1,64 per cento del pil spagnolo e impiegano 200 mila persone. Ma le due passerelle internazionali, la madrilena Cibeles e la barcellonese Gaudì, richiamano finora pochi compratori.
Eppure la principale azienda del settore, la Inditex, un gigante che con i suoi sei marchi (Zara, Pull&Bear, Massimo Duti, Bershka, Stradivarius e Oysho) lancia 20 mila modelli all'anno, è presente con i suoi 1.288 negozi in 39 paesi (a marzo aprirà anche a Milano) e nel 2001 le sue azioni hanno guadagnato la bellezza del 30%. La Inditex, il terzo gruppo tessile del mondo è il paradigma della moda spagnola: produce capi economici che assomigliano a quelli dei negozi esclusivi. Una filosofia vincente con la quale Aznar vuole conquistare il mondo.