L'industria tessile si prepara al 2002 con molte preoccupazioni, rischiarate soltanto da qualche auspicio sulla ripresa degli scambi internazionali. Tutto dipende dalla piega che prenderà l'economia mondiale. Il settore cotoniero-liniero e quello della nobilitazione, che insieme valgono quasi 12 miliardi di euro, non soffrono solo il male dell'11 settembre. La frenata delle vendite è cominciata in estate, dopo sei mesi di crescita frenetica che permetteranno di chiudere il 2001 con un ulteriore piccolo aumento di fatturato.
Il problema è che l'anno si chiude in discesa e all'orizzonte non si vedono inversioni di tendenza. La prevedibile diminuzione degli sbocchi sul mercato internazionale si rifletterà soprattutto sui prezzi e, di conseguenza, sui margini: entrambi dovrebbero ridursi, mettendo a rischio la capacità delle aziende di fare utili. Una valutazione generale con tante differenze tra i singoli operatori e anche tra i comparti dell'industria tessile, che in alcuni casi hanno mantenuto un andamento positivo.
Per ora, i settori più penalizzati sono a monte della filiera cotoniera-liniera, che comunque a fine anno raggiungerà un fatturato di 6,2 miliardi di euro (12mila miliardi di lire), con un incremento dell'1,7% rispetto all'anno scorso.
I filati, in particolare quelli per la maglieria, soffrono più dei tessuti. Si è fermata, invece, l'onda lunga
della nicchia liniera, che fino all'anno scorso registrava forti tassi di crescita.
Discorso simile per la nobilitazione tessile, il settore del finissaggio e della tintura di filati e tessuti: dopo il ritorno alla crescita dell'anno scorso, anche il 2001 è partito bene, per poi perdere lo slancio dei primi mesi. L'anno si chiuderà con un giro d'affari di 5,7 miliardi di euro e un piccolo passo avanti dell'1,8 per cento.
sintesi dell'articolo di Alessandro Balistri a cura di Pambianconews