A una settimana dallo spaventoso attentato alle Torri gemelle, New York è determinata a tornare velocemente alla normalità.
Da Tiffany al 727 di Fifth avenue una volta tanto non sono esposti i gioielli che piacevano tanto a Audrey Hepburn ma cornici d'argento solcate da un nastro di velluto nero con un messaggio: «Piangiamo quelli che hanno perso e quelli che hanno dato la vita. La nostra profonda gratitudine a coloro che lavorano tutta la notte».
Il department store Saks Fifth avenue, con le vetrine dedicate ad Armani, è tutto ricoperto di bandiere americane, mentre ambasciatori del made in Italy come Ferragamo e Versace hanno affiancato al vessillo Usa il tricolore.
Discorso analogo per Cartier che fa sventolare anche la bandiera francese accanto a quella inglese.
I retailer sono stati tra i primi sostenitori del ritorno alla normalità nella Grande Mela. Alcuni, come Bruno Magli e Ferragamo, erano aperti anche il giorno successivo all'attacco, mentre molti esponevano cartelli del tipo «the shop is temporarily closed», ma tutti o quasi hanno riaperto il giorno 13.
Boutique di Soho come Prada sport, Miu miu o Helmut Lang, le più vicine a Lower Manhattan ossia la zona del disastro, hanno riaperto venerdì e altri come Marc Jacobs, Chanel o Michael Kors sono rimasti chiusi.
I venti di crisi che soffiano su tutte le aziende operanti nel settore del lusso avranno infatti conseguenze immediate sulla ricca industria del superfluo. Gli analisti sottolineano però che le aziende risentiranno della crisi in maniera differenziata, con le produzioni di fascia più alta tra le meno penalizzate.
«L'inevitabile contrazione dei viaggi turistici avrà pesanti ripercussioni sul comparto», ha affermato Claire Kent di Morgan Stanley, «ma credo che le nicchie di più alto livello rimarranno comuque al riparo».
Inevitabilmente, i turisti giapponesi, lo zoccolo duro del lusso che contribuisce in maniera consistente al fatturato dei vari Gucci, Hermès, Vuitton e Ferragamo, eviteranno i viaggi all'estero. «Per molto tempo la gente avrà paura», ha detto Tsuguo Chihara dell'Ufficio turistico giapponese a Tokyo, «e non vorrà andare proprio da nessuna parte».
L'impatto della crisi nel lungo periodo non è quantificabile. L'unico termine di paragone è appunto la guerra del Golfo, scoppiata dieci anni fa. Goldman Sachs invece ha fatto il confronto tra le perdite registrate dai titoli del lusso dal 10 settembre a oggi e la crisi asiatica.
A Bulgari (-30%) e Luxottica (-23%) è andata peggio adesso, per Swatch la flessione è stata la stessa (-17%) mentre Lvmh e Gucci si difendono (-22% e -6% rispettivamente contro -44% e 51%).