Il Tribunale incoraggia Mabro. Il giudice, infatti, ha accolto l’istanza di proroga chiesta dall’amministratore unico Maurizio Santoro, concedendo altri 60 giorni di tempo all’azienda di Grosseto per presentare una proposta di concordato preventivo. Una decisione, secondo quanto riportato da La Nazione, fondata sul contenuto del report presentato dal management, che contiene cifre incoraggianti sull’attività (stipendi pagati da maggio a luglio, recupero crediti per 567mila euro, fatturato complessivo di 2,5 milioni) e svela i nomi di due investitori che hanno manifestato interesse ad acquisire la storica realtà maremmana della sartoria per uomo o quantomeno a stipulare accordi commerciali: la società d’investimento tailandese Cn Management co. Ltd e il gruppo industriale cinese Zhejiang Pasteur Garment Co.
La prima “ha avviato negoziazioni con gli organi della procedura concordataria in cui versa la società Royal Tuscany — si legge, secondo quanto riportato dal giornale, nell’istanza di proroga depositata in tribunale — per l’acquisizione dell’immobile che costituisce lo stabilimento e la sede operativa di Abbigliamento Grosseto, e, inoltre, desidererebbe acquisire il ramo d’azienda operativo della società, incluso il marchio Mabro, mediante un’operazione societaria in corso di definizione che potrebbe consistere nella creazione di una new-co che stipuli con Abbigliamento Grosseto un contratto d’affitto di ramo d’azienda con la previsione di una successiva acquisizione”.
La seconda trattativa è con il gruppo industriale cinese Zhejiang Pasteur Garment Co. “con il quale la società sta negoziando un accordo di collaborazione che potrà consentire di ottenere un incremento di fatturato mediante la produzione di circa 40-60mila capi su base annua, affidata in appalto dal gruppo Pasteur alla società, tale da ipotizzare di mantenere l’occupazione aziendale complessiva senza dover affrontare esuberi”. Non solo. Con lo stesso gruppo cinese è in corso la negoziazione di “un eventuale contratto di licenza del marchio Mabro con esclusivo riferimento al territorio cinese”.
Nei confronti di tali ipotetici scenari le Rsu di Mabro esprimono scarsa fiducia: fanno sapere che “assoluta è la convinzione che risolveremo la vicenda solo fra 55 giorni, tanti ne sono rimasti alla scadenza della proroga e resisteremo sino ad allora”.