Su Reebok la prospettiva di un riassetto mondiale che apre scenari di incertezza in Europa e in Italia. E che riporta in auge l’ipotesi di una cessione da parte della controllante Adidas.
Reebok sta per tagliare 150 posti di lavoro, 65 dei quali nell’headquarter Usa di Canton (MA) e 85 worldwide, ed è in procinto di chiudere gli uffici di Amsterdam e Hong Kong. “L’obiettivo della chiusura di alcune sedi – dicono da Reebok, che conta in tutto circa 8mila dipendenti – fa parte di una strategia mirata a concentrare le attività negli uffici vicino a Boston per ottimizzare le risorse e gestire al meglio i mercati locali. Tutte le sedi sparse per il mondo ora riporteranno direttamente al quartier generale americano”.
In realtà, l’accentramento sembra la conseguenza di un periodo complicato. Il brand sportswear, nell’orbita del gruppo Adidas dal 2005, ha registrato una fase di risultati negativi nei primi nove mesi dell’anno. Vendite in calo del 16% a 1,2 miliardi di euro e una revisione del turnover previsto per il 2015 che è passato da 3,9 miliardi a 2,6 miliardi, associato alla conclusione della partnership con la Football League americana. A complicare le cose, anche un pasticcio India, dove sembra che una frode per mano di due ex dirigenti abbia portato l’azienda a perdere 8,7 miliardi di rupie.
Tutto fa pensare che questa incertezza potrebbe toccare presto anche l’Italia. Il marchio sportivo potrebbe rivedere le proprie strategie. Secondo quanto risulta a Pambianconews, l’azienda gestirà internamente dal 2013 le attività di comunicazione.
“La riorganizzazione aziendale in atto – ha spiegato il direttore marketing Matt O’Toole – che riguarda sei business unit (Training, Running, Walking, Studio, Classics e Kids) ha come obiettivo quello di far diventare Reebok il principale brand del fitness. Stiamo perseguendo questa strada attraverso un modello operativo globale e diretto tra la nuova organizzazione mondiale a Canton e i nostri mercati, ma anche con una razionalizzazione delle nostre attività creative. Questi cambiamenti, che entreranno in vigore a gennaio 2013, aumenteranno la nostra efficacia, la nostra velocità di risposta al mercato e la nostra efficienza”.
Insomma, una serie di situazioni che fanno sì che per Reebok il 2012 sia stato un anno difficile. E che, secondo alcuni osservatori, potrebbe far riflettere Adidas sull’opportunità di mantenere il brand nel portafoglio.