Cosa cercano i CEO? Competenze, AI e gestione dati

La tecnologia è il driver di crescita per le imprese cosmetiche italiane. PwC Italia affianca le aziende tricolori nel loro percorso di sviluppo digital-oriented, supportandole con un metodo olistico e integrato. Una delle principali piattaforme proposte è Salesforce, un software cloud leader per i processi di Crm, coadiuvato da Einstein, componente di intelligenza artificiale.

Investire sulle competenze e sul capitale umano. Sarà questo il vero nodo della sfida tra le imprese italiane nel panorama del mondo lavoro, trasformato dall’onda del digitale che ha rivoluzionato i processi produttivi. In primo piano, nell’agenda dei CEO delle aziende italiane per costruire un “growth and value plan” strategicamente sostenibile nel medio periodo, c’è quindi la formazione e upskilling delle risorse interne oltre che l’attrazione di talenti e professionisti qualificati. Ma sono considerati imprescindibili anche altri elementi, che vanno dagli strumenti di data analytics per ricevere informazioni complete e affidabili su cui basare le proprie scelte aziendali e le possibili applicazioni dell’Intelligenza artificiale. È quanto è emerso dall’annuale studio di PwC “Annual Global CEO Survey” presentato a gennaio a Davos in occasione del World Economic Forum e ripreso durante il dibattito organizzato a Milano dal Comitato Leonardo, insieme a Ice e PwC. L’analisi ha tracciato le priorità di oltre 100 imprese italiane considerate nel panel, tra le quali le aziende del Comitato Leonardo. Secondo quanto emerge dalla Survey di PwC, per aumentare la redditività della propria impresa, nei prossimi anni il 70% dei CEO italiani intende puntare sull’efficienza operativa, il 54% sulla crescita organica e il 46% sul lancio di un nuovo prodotto o servizio. Per crescere a livello internazionale, il 35% guarda all’ingresso in un nuovo mercato, il 31% a nuove operazioni di M&A e il 28% ad alleanze strategiche o joint venture.

La preoccupazione principale dei CEO italiani risulta essere la disponibilità di competenze chiave (54% degli intervistati), seguita dai prezzi delle materie prime (52%). Il tema delle competenze è molto sentito: per il 42 % dei CEO la principale causa della difficoltà di reclutare talenti è la carenza di personale qualificato, per il 30% il cambiamento delle competenze richieste nel settore e per l’11% il cambiamento della visione del settore da parte dei candidati. In questo contesto emerge l’importanza di puntare sul miglioramento delle skills interne: le misure considerate prioritarie dai CEO italiani sono l’aumento di fidelizzazione e formazione del personale (58%), l’assunzione di dipendenti dalla concorrenza (16%) e l’assunzione di personale da altri settori (13%). “Quello che serve è un mindset culturale – sottolinea Luisa Todini, presidente del Comitato Leonardo – bisogna trasferire nelle aziende l’importanza del ruolo dell’HR, che diventerà sempre più strategico nelle società”. Secondo Todini occorre puntare su reskilling e continous learning, creare percorsi formativi, attraverso una sinergia tra impresa e università. “Sono diversi gli strumenti che sono stati messi in campo in ambito di formazione, sia per il settore dell’industria, sia per chi è specializzato in servizi. Inoltre, occorre una presa di coscienza sull’importanza dell’innovazione. Industria 4.0 ha funzionato? Lo sapremo con il tempo ma, in generale, investire in innovazione e tecnologia viene ancora considerato un costo perché il ritorno dell’investimento avviene gradualmente. E invece è sostanziale”. La tecnologia e i dati sono gli altri due macro temi ritenuti strategici per i CEO. Sono fondamentali i dati relativi a preferenze e esigenze dei clienti (88%), al brand e alla reputazione aziendale (85%), a previsioni e proiezioni finanziarie (82%) o al benchmark sulle performance di aziende simili alla propria (81%). C’è, tuttavia, una difficoltà di disporre di dati affidabili e di analizzarli in modo corretto: solo il 45% del campione li considera esaustivi. “Negli ultimi anni – sottolinea Erika Andreetta, partner PwC Italia – le aziende hanno investito molto nel reporting dei dati. L’elemento importante ora sono le variabili esogene e servono, quindi, skills diversi. Occorre il recupero dati da parte delle banche dati, come anche quello da parte delle aziende della filiera, in grado di apportare una serie di informazioni sostanziali. È un elemento che può fare la differenza”. Infine, l’Intelligenza Artificiale viene considerata dalla maggior parte dei CEO italiani (73%) un fattore che rivoluzionerà la gestione del business, sebbene ad oggi solo il 20% del campione sostenga di aver introdotto iniziative che la implementino, il 33% pensa di iniziare ad introdurne nei prossimi 3 anni e il 44% non prevede per il momento alcuna iniziativa.

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