Pensereste di essere in piena Chinatown, non importa in quale capitale del mondo, immersi nel pieno delle tradizioni del Drago. Invece, è via Montenapoleone, cuore del Quadrilatero della moda. Dove, comunque, le tradizioni orientali hanno conquistato la preminenza: in omaggio all’anno del Serpente, cominciato qualche giorno fa, le vetrine hanno alzato “bandiera cinese”. Non importa l’allure della griffe: dominano i richiami al Serpente. È un segnale estremamente significativo della necessità di inseguire quelli che oggi sono diventati i clienti più importanti del lusso. Secondo un recente report di Exane Bnp, focalizzato appunto sulla Cina, gli abitanti della Repubblica popolare valgono il 26% dei consumi mondiali di lusso, sono i primi acquirenti in Europa con un quarto dello shopping (davanti ai russi col 20%). L’approfondita analisi di Exane conferma, inoltre, come sia iniziato uno spostamento dello shopping cinese dalla madrepatria all’Europa, e come questo abbia portato le griffe a rivedere verso l’alto i listini nel Vecchio continente. Ma il fenomeno, sottolineano gli analisti, non dovrebbe incidere sugli equilibri. Che dicono come la Cina consenta prezzi assai più alti che nel resto del mondo. I listini nelle città della Repubblica “sono in media – scrive Exane – più elevati tra il 35 e il 70% rispetto all’Europa”. E non si tratta solo di tasse. Queste incidono per circa il 70% del gap con i prezzi europei. Ma il resto è dovuto alla politica dei prezzi delle griffe.