Si apre con aria di crisi e di conflitto sindacale la sedicesima edizione di Milano Unica, il salone di riferimento del tessile italiano che porterà in scena fino a venerdì negli spazi di Fieramilanocity le collezioni primavera-estate 2014 di 417 aziende del settore tessile. Secondo i dati presentati oggi all’apertura ufficiale, il fatturato complessivo del comparto tessile è sceso del 5,1% a 8 miliardi di euro (i filati avevano perso il 7%). Particolarmente preoccupante il dato sull’estero: le esportazioni sono scese del 3,1 per cento. La bilancia commerciale resta in attivo per 2,5 miliardi di euro, “aiutata” anche dal calo dell’import (-12,3%).
In termini di espositori, nonostante la superficie espositiva lorda occupata di 62mila metri quadrati si confermi in linea con i precedenti livelli, il numero delle aziende che partecipano quest’anno alla tre giorni dedicata al tessile sarà inferiore del 5% rispetto all’appuntamento di un anno fa. E il calo si fa sentire soprattutto tra le piccole aziende presenti nell’area di Moda In e dedicate all’accessorio il cui numero è sceso da 350 a 320. In controtendenza invece il mondo delle lane biellesi, raccolto attorno a Ideabiella, il cui numero degli espositori è addirittura aumentato rispetto allo scorso anno mentre Shirt Avenue, dedicata alla camiceria, si presenta all’appuntamento sostanzialmente in pari. Tra le novità di quest’edizione il collegamento per la prima volta con Anteprima, la fiera adiacente a Milano Unica, che riunisce 150 produttori di pelle italiani ed europei, la mostra dedicata ai bottoni, “Bottoni: l’arte e la moda”, curata da Franco Jacassi e una tavola rotonda sulla sostenibilità, che si svolgerà domani.
Se la manifestazione punta a essere un termometro della situazione attuale, non poteva aprirsi in un momento più delicato anche dal punto di vista delle relazioni tra le parti sociali. Ieri, infatti, c’è stato un primo incontro tra Sistema Moda Italia, l’associazione delle industrie del settore, e le rappresentanze dei lavoratori per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro. Ebbene, l’esordio non poteva essere più glaciale. Il presidente di Smi Michele Tronconi ha presentato un documento chiedendo a Femca-Cisl, Filctem-Cgil e Uiltec-Uil un “accordo di alto profilo”. Nei fatti, ha respinto le richieste sindacali, evidenziando che “il ridimensionamento delle imprese – si legge in una nota – o la loro chiusura, spesso per via concorsuale o fallimentare, produce sia minore produzione, ma anche minore occupazione; tant’è che tra il 2007 e il 2011, l’occupazione è calata del 13%, mentre la produzione è crollata del 16%, con un ulteriore arretramento del 10% nel 2012”. “Le richieste economiche avanzate dai sindacati sono eccessive – ha detto Tronconi – e comunque incoerenti rispetto alle regole sugli assetti contrattuali, definite a livello interconfederale, mentre le proposte normative, figlie di un approccio tradizionale alla contrattazione, porterebbero a un ulteriore appesantimento degli oneri organizzativi per le imprese”. La filiera del tessile-abbigliamento italiano coinvolge oltre 400mila addetti in Italia e è fiore all’occhiello del sistema moda del Belpaese.