Conceria ancora in rallentamento. Dopo un 2023 chiuso con un calo del 6,5% in valore (e del 9,5% in volume di produzione) sull’annata precedente, anche il primo semestre del nuovo anno arranca in territorio negativo, accusando un calo del 3,1% in termini di fatturato e del 2,7% in volume. A offrire una fotografia del comparto sono i market insights di Lineapelle, pubblicati nell’ambito della 104esima edizione della manifestazione dedicata al mondo conciario, al termine oggi presso Fiera Milano Rho. Comparto che, come previsto, anche nel 2024 “non ha registrato grandi cambiamenti nella tendenza di mercato negativa per il settore e per l’intera filiera pelli nazionale”, si legge nella nota economica.
Guardando all’export, i flussi italiani evidenziano anch’essi un segno negativo, con un ribasso dell’1,6% in valore nei mesi tra gennaio e maggio 2024 rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. Molto disomogenee, tuttavia, le performance delle esportazioni verso i singoli Paesi: positivi, per esempio, i flussi verso Spagna (+16%), Cina (+17%), Vietnam (+39%), mentre appaiono negativi, tra gli altri, Usa (-4%), Portogallo (-18%) e, su tutti, la Turchia (-42 per cento). Resta stabile la Francia, prima meta estera per le pelli italiane.
Più in generale, la persistente sofferenza della domanda e del potere d’acquisto da parte dei consumatori è esplosa nel 2022 in seguito all’ondata inflazionistica post-Covid e al conflitto russo-ucraino, ma è proseguita lungo il 2023 e nei primi sei mesi dell’anno in corso, sullo sfondo di uno scenario geopolitico sempre più complesso (basti pensare all’acuirsi della crisi in Medio Oriente o alle imminenti elezioni presidenziali). Un clima di incertezza diffusa che, sottolinea l’osservatorio di Lineapelle, ha penalizzato persino l’alto di gamma, finora zoccolo duro della filiera.
Difficile, inoltre, pronosticare una ripresa a breve termine. Come anticipato in occasione dall’assemblea annuale di Unic-Concerie Italiane, che stimava un calo addirittura maggiore e a doppia cifra per il semestre terminato, nonostante il comparto riponesse inizialmente le speranze per un nuovo slancio nella seconda metà del 2024, l’attesa sembra destinata a prolungarsi fino a un orizzonte spostato al 2025, come confermano anche il sentiment delle aziende del comparto.
“Il secondo semestre 2024 si è preannunciato difficile e non prevediamo da qui a fine anno inversioni di tendenza”, conferma Fulvia Bacchi, amministratrice delegata di Lineapelle e direttrice generale di Unic.
Sullo sfondo, la 104esima edizione di Lineapelle, terminata nella giornata di ieri 19 settembre, su cui Bacchi si esprime positivamente: “Lineapelle ha comunque confermato l’interesse per nuove proposte creative e ciò, in un momento difficile come questo, è un segnale di speranza. Ci si augura quindi che il 2025 sia, se non proprio l’anno del rilancio, un anno in cui affrontare il mercato con nuove sinergie. Il mercato è cambiato e serve mettere in campo nuovi attitudini lavorative per affrontare la crisi”.
E riguardo al possibile gap tra monte e valle della filiera, la direttrice sottolinea come sia la sofferenza di quest’ultima a determinare l’andamento dei produttori: “La crisi della ‘moda’ ci ha penalizzato fortemente, in particolare quella della destinazione ‘pelletteria’. I fattori sono tanti, ma metterei ai primi posti, oltre alla situazione geopolitica, la scarsa tendenza al consumo, e la frenata della Cina”.