L’Unione europea sta studiando una serie di dazi con l’obiettivo di ostacolare i colossi cinesi dell’ultra low cost. In questo contesto, l’Europa sta lavorando a una revisione dell’attuale normativa doganale eliminando la soglia di esenzione fissata a 150 euro. Discusso a Bruxelles già da tempo, e caldeggiato in modo da particolare dalla Germania, il nuovo assetto dei dazi doganali sull’import rappresenterebbe un duro colpo per i colossi dell’ultra fast fashion quali Shein, Temu o Aliexpress, che al momento beneficiano dell’esenzione dalle tasse di importazione facendo così concorrenza ai marchi rivali ed evitando ispezioni doganali sui propri prodotti.
A dare la notizia dell’avanzamento dei piani Ue è il Financial Times, secondo cui alla fine di questo mese la Commissione europea suggerirà formalmente l’abolizione della soglia attualmente in vigore, con l’obiettivo non troppo velato di arginare la valanga incontrollata di prodotti a prezzi stracciati in arrivo nel Vecchio Continente dagli e-tailer cinesi.
Tra le altre ipotesi sul piatto ci sarebbe anche quella di rendere obbligatoria per le grandi piattaforme la registrazione per il pagamento dell’Iva online, indipendentemente dal loro valore. Dal 2021, sui pacchi inviati alle aziende Ue viene già applicata l’Iva indipendentemente dal loro valore, ma con l’esenzione dai dazi. Le opzioni, ad ogni modo, saranno presentate in preparazione della nuova Commissione, che si insedierà nel corso dell’anno.
Secondo i dati dell’istituzione, nel 2023 sono stati importati 2,3 miliardi di articoli al di sotto della soglia di 150 euro in esenzione doganale. Le importazioni del commercio elettronico sono più che raddoppiate rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 350mila articoli nel mese di aprile, ovvero quasi due consegne per famiglia.
Intanto, la Commissione ha avviato un’indagine proprio su Shein e Temu per verificare se i giganti del low cost abbiano messo in atto le misure del Digital Services Act, che obbliga le grandi aziende del tech ad adottare pratiche di trasparenza nei confronti dei consumatori per contrastare la diffusione di beni e contenuti illegali e dannosi. Bruxelles ha chiesto chiarimenti che scongiurino l’impiego dei cosiddetti ‘dark patterns’, usati per indurre gli utenti a fare acquisti indesiderati o ad optare per determinate impostazioni di acquisto a loro insaputa.
La richiesta di chiarimenti arriva dopo che a maggio l’Ufficio europeo delle unioni dei consumatori aveva presentato una denuncia contro Temu accusando l’app di utilizzare “tecniche manipolative”. I player hanno tempo fino al 12 luglio per fornire a Bruxelles le informazioni richieste, e qualora le risposte non fossero soddisfacenti, l’esecutivo comunitario potrebbe aprire un procedimento formale e imporre sanzioni periodiche.