Il distretto della calzatura sportiva made in Italy cresce a doppia cifra. Europa e Usa sono i mercati di riferimento, ma si punta anche al Far East. La sfida ora sarà quella di stabilizzare il trend, fidelizzando i nuovi consumatori.
Un segmento che vive una fase di nuovo splendore, con la pandemia che ha rappresentato un turning point, accentuando la voglia delle persone di fare attività fisica all’aria aperta, ma che anche di fronte alla successiva stabilizzazione non teme rallentamenti. Il distretto dello sportsystem italiano si conferma un riferimento a livello globale, con gruppi reduci da un 2022 in forte crescita grazie a prodotti ambasciatori di qualità, performance e durabilità. Le sfide, hanno raccontato a Pambianco Magazine due tra i più noti player del distretto di Asolo e Montebelluna (Treviso), sono quelle legate all’approvvigionamento delle materie prime e dell’adattamento a un mercato in continua evoluzione.
Guardando ai dati congiunturali, il valore totale della sport industry italiana stimato da Assosport per il 2021 era di 13 miliardi di euro, in progressione del 15% rispetto al 2020. Stando alle previsioni di Cerved, la filiera dovrebbe continuare a crescere con un tasso superiore al benchmark nazionale (+4,77 per cento). Più nel dettaglio, secondo il Monitor dei Distretti del Triveneto di Intesa Sanpaolo, nel 2022 il comparto ‘Calzatura sportiva e Sportsystem di Montebelluna’ cresce a doppia cifra (+21,7%) grazie anche ad un’ottima stagione invernale che ha spinto l’incremento delle vendite non solo di scarponi da sci, ma anche di scarpe per l’outdoor all’estero (+40% nel quarto trimestre del 2022 su 2021). Francia, Germania e Stati Uniti costituiscono i principali mercati di sbocco (generano più del 40% delle vendite) e presentano incrementi che vanno oltre il 20% (si evidenzia anche l’Austria con un aumento del +37 per cento). L’area, spiega sempre Intesa Sanpaolo, mantiene la sua eccellenza puntando sull’innovazione di prodotto in chiave di sostenibilità e nella ricerca di nuovi materiali.
Il trend positivo è confermato dalle performance di due grandi del settore outdoor italiano e in particolare del Triveneto, Scarpa e Tecnica Group. “I dati sull’export del distretto della calzatura sportiva fotografano un comparto in salute, e dal nostro punto di vista non possiamo che confermarlo – ha raccontato a Pambianco Magazine Sandro Parisotto, presidente di Scarpa -. Il 2022 per l’azienda è stato molto positivo, con una crescita del 26% a 169 milioni di euro: numeri che ci rendono particolarmente soddisfatti e confermano il trend di espansione che ha visto Scarpa raddoppiare i ricavi nell’arco di sette anni. Ora guardiamo avanti con fiducia, pur consapevoli delle complessità che il mercato si troverà ad affrontare nei prossimi anni: i problemi nell’approvvigionamento delle materie prime e le difficoltà legate a capacità produttiva e logistica costituiscono ancora per tutto il comparto una impegnativa eredità della pandemia”. Il manager ha confermato come il segno più abbia caratterizzato anche i primi mesi del 2023, nonostante le incertezze legate al difficile scenario internazionale. “Il Covid – aggiunto Parisotto – ha senza dubbio portato a grandi cambiamenti nelle abitudini delle persone a livello globale, con un boom dell’outdoor e del turismo di prossimità. Confidiamo che questa tendenza di avvicinamento e scoperta delle attività all’aria aperta sia strutturale e non passeggera, quindi più che di normalizzazione parlerei attualmente di stabilizzazione”. Va tenuto presente che, con la fine dell’emergenza e delle restrizioni legate alla pandemia, le persone hanno ripreso a viaggiare e a destinare la propria capacità di spesa a voci che prima erano precluse. “La vera sfida del mercato – ha concluso il presidente di Scarpa – sarà fidelizzare questi nuovi appassionati, intercettare i loro bisogni, comunicare i propri valori”.
Per Giovanni Zoppas, CEO e direttore generale di Tecnica Group, il nostro Paese gioca un ruolo di rilievo nel mercato globale del settore: “Il distretto dello sportsystem italiano è un benchmark internazionale, che poggia le proprie fondamenta su aziende storiche conosciute in tutto il mondo. Nello specifico, se parliamo di punti di forza penso che quello principale sia la dedizione assoluta al concetto di qualità, da intendersi a 360°. Un approccio distintivo che si fonda sulla capacità di comprendere in modo profondo le mutevoli esigenze dei consumatori e tradurle in prodotti coerenti e all’avanguardia”. Il gruppo, a cui fanno capo i marchi Tecnica, Nordica, Moon Boot, Lowa, Blizzard e Rollerblade, ha chiuso il 2022 ottenendo “i risultati migliori della propria storia”: il fatturato ha raggiunto i 561 milioni di euro, in crescita del 21% rispetto al 2021, anno che aveva segnato il ritorno ai livelli pre-Covid. La produzione di Tecnica Group, ha precisato il manager, è quasi integralmente verticalizzata. L’ebitda adjusted, pari a 94,5 milioni di euro, ha segnato un incremento del 14% rispetto al 2021. La società ha inoltre registrato un risultato di esercizio consolidato di 45 milioni di euro, anch’esso in crescita (+9%) sull’anno precedente. Quanto ai mercati di riferimento, l’Europa resta un’area di “eccezionale potenziale” per il segmento dell’attrezzatura invernale. “Ma quando si parla del settore outdoor, è essenziale guardare oltre i confini europei”, ha chiosato Zoppas, inquadrando l’importanza dell’America del Nord e del Far East: “Paesi come la Corea del Sud stanno assistendo a una crescita esponenziale della domanda di attrezzatura outdoor di alta qualità”. Infine, rispetto alle prospettive di nuove acquisizioni, Tecnica Group punta piuttosto alla massimizzazione del potenziale di sviluppo dei marchi già in portfolio. “In particolare Moon Boot – ha concluso il CEO -, un brand che dopo il riposizionamento nel giro di due anni ha più che triplicato le sue vendite, passando da dieci a 40 milioni di fatturato circa. Il brand rimane legato al mondo della montagna ma sempre più trova una declinazione streetstyle e giovane, anche grazie a un ampliamento della gamma dei prodotti”.