La casa madre di Primark, Associated British Food, ha pubblicato i propri risultati semestrali. Nei primi sei mesi dell’esercizio finanziario, la multinazionale britannica ha riportato un fatturato complessivo in crescita del 21% a 9,56 miliardi di sterline (circa 10,8 miliardi di euro), mentre l’utile netto è sceso del 3%, fermandosi a 663 milioni di sterline.
Per quanto riguarda la sua insegna di moda low cost, le vendite sono aumentate del 19% nel semestre, attestandosi a 4,22 miliardi di sterline, con un segno positivo registrato in tutti i Paesi. La catena di fast fashion ha registrato un incremento delle vendite comparabili, e i negozi stanno riscontrando “alcune densità di vendita eccezionalmente elevate”.
Più problematico il fronte della redditività: il player ha totalizzato un utile operativo rettificato da 351 milioni di sterline, con un margine pari all’8,3 per cento. Sebbene superiore alle stime delineate, il dato è comunque inferiore all’11,7% dell’anno precedente, a causa di una sterlina debole e del tentativo di mantenere il proprio posizionamento nonostante l’inflazione.
Nonostante ciò, si tratta comunque di un momentum positivo per Primark che, come ricorda Reuters, aveva patito drammaticamente le chiusure anti-Covid, a causa del proprio modello di business basato esclusivamente sul brick and mortar. E, mentre la proposta diventa più attrattiva anche per un target con maggiore budget di spesa, ha dichiarato il CEO George Weston all’agenzia di stampa, in programma c’è un ulteriore ampliamento della rete retail, che attualmente conta 418 negozi in 15 Paesi.
L’orizzonte è il 2026, momento entro il quale Primark si impegna a raggiungere 530 store, accelerando la crescita nei principali mercati ovvero Stati Uniti, Francia, Italia e Penisola iberica nonché ristrutturando la sua attività in Germania. Nel primo semestre del fiscal year corrente sono stati già aperti 13 nuovi punti vendita.