Le nuove nomine ai vertici di Prada o nell’orbita di Lvmh assicurano la continuità. Secondo gli analisti, è tempo che il testimone passi dai fondatori alle nuove generazioni. E in Italia? Serve una cultura manageriale.
Ricambio generazionale e managerializzazione: il futuro del fashion & luxury globale dovrà passare anche da lì. Lo sanno bene giganti di settore come Lvmh o il gruppo Prada, che, a fine 2022, con nuove nomine al vertice, hanno iniziato a scoprire le carte dei loro piani di successione. All’appello sono stati chiamati nuovi leader, a cui spetterà il compito di consolidare quanto creato da chi li ha preceduti. Lo scorso dicembre Antoine Arnault è stato nominato CEO della società Christian Dior SE e vicepresidente del consiglio di amministrazione in sostituzione a Sidney Toledano. La società detiene la maggior parte della partecipazione della famiglia Arnault nel gruppo Lvmh. Antoine Arnault, figlio di Bernard, patron del colosso francese, è inoltre CEO di Berluti, presidente di Loro Piana nonché head of communication, image and environment di Lvmh. A gennaio, poi, Delphine Arnault è subentrata a Pietro Beccari (nel frattempo nominato presidente e CEO di Louis Vuitton) al vertice della maison Christian Dior, assicurandosi un nuovo ruolo all’interno del numero uno del lusso, che già vede tre dei figli di Arnault, Antoine, Alexandre e Frédéric (all’appello manca solo il più giovane dei cinque figli, Jean, classe 1998), ricoprire ruoli dirigenziali. L’intento della famiglia è quello di tenere salde la proprietà e l’organizzazione. Una teoria sostenuta anche dalla decisione di apportare un altro importante cambiamento alla holding di famiglia, Financière Agache, che detiene una partecipazione del 48% in Lvmh. Agache è stata infatti trasformata in una cosiddetta ‘société en commandite’, uno status giuridico peculiare in Francia, utilizzato da poche aziende a conduzione familiare per proteggersi da eventuali acquisizioni. Dal canto suo, Monsieur Arnault è lungi dal mollare la presa: l’uomo più ricco d’Europa ha infatti chiesto di alzare il tetto massimo dell’età del CEO di Lvmh, carica da lui ricoperta, da 75 a 80 anni.
ANDREA GUERRA TRAGHETTA PRADA
A fine gennaio, con un annuncio ufficiale alla Borsa di Hong Kong, è invece iniziato il mandato, ‘a scadenza’, di Andrea Guerra alla guida del gruppo Prada. Il Cda della fashion house ha infatti dato il via libera alla nomina del manager a nuovo CEO di Prada Group, al posto di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, che manterranno il ruolo di membri esecutivi del board. Guerra sarà al vertice del gruppo italiano per tre-quattro anni, in attesa di passare il testimone a Lorenzo Bertelli, seconda generazione della famiglia e attuale Head of corporate social responsibility. Il curriculum del super-manager italiano include esperienze in Indesit Company, prima di salire al comando di Luxottica, Eataly e della divisione Hospitality Excellence di Lvmh. Come confermato di recente dallo stesso Lorenzo Bertelli, Guerra fa il proprio ingresso in Prada Group per consentire “un percorso di transizione morbido, non traumatico, un normale passaggio in un momento molto buono per il gruppo”. A lui sono stati affidati i poteri sulla parte industriale, produzione, commerciale, corporate, amministrazione e finanza, IT e risorse umane. Toccherà a Guerra quindi, vista la delega della parte finanziaria, gestire il dual listing a Piazza Affari, posticipato al prossimo autunno. “L’industria del lusso – conferma Luca Solca, luxury analyst di Bernstein – si prepara a chiudere nei prossimi anni l’era dei pionieri e dei fondatori, e ad entrare in un periodo di consolidamento e ricambio generazionale. È nella natura delle cose. Poiché queste imprese sono quasi nella totalità ancora controllate dalle famiglie che le hanno create, la prima idea per la successione è che questa sia per linea ‘ereditaria’. Non è detto però che questo debba essere necessariamente o immediatamente il caso. EssilorLuxottica, con un manager alla sua testa, ne è un esempio. Credo che la successione si deciderà in tutti i casi sulla base di cosa è meglio per l’impresa, il suo successo, e tutti gli azionisti coinvolti”.
Il tema del ricambio generazionale potrebbe essere sul tavolo in diversi headquarter dell’industria del lusso: Giorgio Armani ha 88 anni, Rei Kawakubo, founder di Comme des Garçons e Dover Street Market, ne ha 80, Alain e Gérard Wertheimer, proprietari della maison Chanel, hanno rispettivamente 74 e 71 anni e un totale di cinque figli, mentre Johann Rupert, numero uno di Richemont, ha 72 anni e tre figli. È naturale chiedersi se nel 2023 anche questi profili tracceranno un passaggio di testimone. “È importante dare visibilità agli azionisti, e non solo, sulla successione, perché vuol dire gestire con chiarezza e trasparenza la strategia di lungo termine – ha dichiarato Mario Ortelli, managing partner di Ortelli&Co -. Inoltre, la scelta di crescere e preparare la successione con l’ingresso di qualificati manager esterni solitamente viene molto apprezzata dagli investitori”.
CULTURA MANAGERIALE
In questo quadro quali sono le specificità del panorama italiano? “In Italia sono poche le aziende che hanno superato la prima o seconda generazione alla guida nel settore fashion & luxury – hanno spiegato Patrizia Ciompi e Cristina Baruzzi, partner di Sterling International -. La sfida non è solo il passaggio generazionale ma anche lo sviluppo di una cultura manageriale strutturata: gli imprenditori italiani risultano particolarmente legati alla loro ‘creatura’, non sempre pronti a far evolvere l’organizzazione verso una leadership manageriale. Dal canto loro, oggi i CEO devono inglobare una pluralità di competenze: da quelle strategiche di branding e di merchandising o marketing a quelle finanziarie, dalle logiche di distribuzione omnicanale a quelle di client marketing. È necessario incarnare i valori del brand. Quanto alla successione, sono diverse le realtà che hanno palesato molto poco dei loro piani. Si pensi a Giorgio Armani, al Gruppo Tod’s, a Otb o a Benetton. Ci sono poi gruppi che struttureranno il futuro con la quotazione in Borsa”.