È la guidance debole rispetto al primo trimestre dell’anno fiscale 2023 a deludere le attese di Wall Street su Nike, il cui titolo, nell’extended hours trading di ieri, ha perso il 3% circa.
Il numero uno mondiale dello sportwear ha chiuso il quarto trimestre dell’esercizio 2022 (dati al 31 maggio scorso) con vendite in calo dell’1% a 12,2 miliardi di dollari (circa 11,5 miliardi di euro), di cui 4,8 miliardi generati da vendite dirette (+7 per cento). Il margine lordo, spiega Nike, è diminuito di 80 punti base al 45%, “principalmente a causa della obsolescenza nelle scorte in Cina e degli elevati costi di trasporto e logistica, parzialmente compensati da azioni strategiche sui prezzi, variazioni favorevoli dei tassi di cambio ed espansione del margine per l’attività Nike Direct”. L’utile netto è stato di 1,4 miliardi di dollari, in calo del 5 per cento.
I dati del Q4, precisa sempre la nota di Nike, contengono diverse “voci non confrontabili”, inclusi gli oneri non ricorrenti registrati negli “altri proventi netti”, per un totale di circa 150 milioni di euro,” associati al deconsolidamento delle attività russe e alla transizione delle attività in Argentina, Cile e Uruguay a modelli di distributori strategici”.
Nei 12 mesi i ricavi del gigante di Beaverton hanno toccato quota 46,7 miliardi di dollari, in aumento del 5%, mentre i profitti hanno guadagnato 6 punti percentuali per 6 miliardi. “I risultati di Nike di quest’anno testimoniano la forza senza pari dei nostri marchi e il nostro profondo legame con i consumatori – ha affermato John Donahoe, presidente e CEO di Nike -. I nostri vantaggi competitivi, tra cui la nostra pipeline di prodotti innovativi e l’espansione della leadership digitale, dimostrano che la strategia sta funzionando. Creiamo valore attraverso la nostra incessante spinta a servire il futuro dello sport”.
Secondo l’outlook fornito da Nike le entrate dell’anno fiscale 2023 aumenteranno a un tasso “low double digit” su base valutaria neutrale. I ricavi del primo trimestre dovrebbero invece risultare “stabili o leggermente in aumento”, al di sotto del +5,1% ipotizzato dal consensus Refinitiv. A pesare saranno infatti gli stop-and-go del mercato cinese, piazza tra le più redditizie per il colosso dello swoosh. “Stiamo adottando un approccio cauto nei confronti della Greater China, data l’incertezza rispetto a ulteriori limitazioni imposte dal Covid-19”, ha spiegato Matthew Friend, chief financial officer di Nike.