Nonostante l’inflazione, la volatilità dei mercati e l’incertezza geopolitica legata al conflitto in Ucraina, il settore dei beni di lusso crescerà quest’anno di almeno il 5 per cento. A decretarlo è l’aggiornamento del Monitor Altagamma Bain sui mercati mondiali dei beni di lusso e dell’Altagamma Consensus 2022, presentati ieri a Milano, si legge su Il Sole 24 Ore.
Quello che è emerge dalla fotografia del settore scattata dalla società di consulenza è un primo trimestre 2022 in crescita del 17-19% (+13-15% a cambi costanti) rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, a testimonianza della resilienza di cui ha dato prova il mercato del lusso.
Un trend progressivo che manterrà la rotta per tutto il corso dell’anno ormai quasi al giro di boa, il quale secondo le stime presentate dovrebbe chiudersi con una crescita in un intervallo compreso tra il 5 e il 15 per cento. In ogni caso, anticipa Altagamma, il mercato globale dei luxury goods supererà il tetto dei 300 miliardi di euro.
Un traguardo che arriva dopo la drammatica contrazione del 2020 e il rimbalzo a V del 2021, in cui il segmento si è attestato a quota 288 miliardi di euro di valore a livello globale, soprattutto grazie alla performance del quarto trimestre.
“I dati del primo trimestre sono incoraggianti – ha dichiarato Matteo Lunelli, presidente di Altagamma, riporta la testata – ma le difficoltà di approvvigionamento, l’instabilità, l’inflazione e la guerra rappresentano nubi all’orizzonte. L’andamento del mercato Usa e la ripresa europea più rapida del previsto faranno da traino e la redditività media delle imprese del settore salirà del 9%”, ha concluso.
In testa si posiziona infatti il Vecchio Continente, che mette a segno la migliore performance a livello geografico: l’Altagamma Consensus ha rivisto al rialzo le stime dell’andamento delle vendite in Europa, che dovrebbero registrare un +12% durante l’anno, battendo Usa e Medio Oriente (entrambi a +10 per cento).
L’area, a lungo considerata dai brand del lusso come destinazione privilegiata per lo shopping tourism di facoltosi clienti extraeuropei, dovrebbe tornare ai livelli pre-Covid con un anno di anticipo rispetto alle previsioni, anche grazie al contributo di una clientela locale che maison e retailer hanno conquistato durante la pandemia, nel tentativo di compensare la mancanza dei consumatori asiatici.
“Le incognite rimangono – ha aggiunto Claudia D’Arpizio, partner Bain & Company e responsabile del report – ma la filosofia dei consumatori sembra essere quella del ‘you only live once’ (si vive una volta sola)”. Una rinnovata propensione alla spesa, dunque, che premia il settore dell’alto di gamma.
Non immune ma capace di resistere anche alle criticità dell’attuale scenario globale. La guerra Russia-Ucraina, in particolare, sembrerebbe aver avuto un impatto più ridotto del previsto sul business e sulla predisposizione all’acquisto della clientela high-spending. “Le mancate vendite ai russi – ha proseguito D’Arpizio – per effetto delle sanzioni si possono quantificare in circa 7 miliardi, tra consumi domestici e turismo, per i beni personali e 13 per i viaggi e le esperienze. Mentre non abbiamo riscontrato effetti sui consumatori”.
Molti super ricchi russi, evidenzia lo studio, già prima della guerra avevano spostato domicilio e soprattutto capitali a Dubai: è anche grazie al loro contributo che le vendite in Medio Oriente cresceranno del 10 per cento. Oltreoceano, intanto, anche negli Usa i luxury goods continuano la propria corsa, con un incremento delle vendite atteso pari al 10% nel 2022.
Più critica, prevedibilmente, la situazione della Cina. Il regime di rinnovate restrizioni degli ultimi mesi ha costretto gli analisti a rivedere al ribasso le stime di crescita, con un consensus passato dal 13% al 5 per cento. Decisiva per capire quando attendere la rimonta dei consumi luxury sarà la seconda metà dell’anno, con il Congresso del Partito Comunista.