Il Met Gala ritrova il proprio spirito originario. Ieri sera si è svolta l’inaugurazione dell’annuale mostra dedicata alla moda del Costume Institute, costola del Metropolitan Museum of Art. Intitolata ‘In America: an anthology of fashion’, la retrospettiva ha occupato le 13 stanze del museo dedicate ad altrettanti periodi storici; abiti di designer del calibro di Bill Blass, Brooks Brothers, Lloyd Kiva New e Tom Ford sono stati accostati ad arredi di epoche diverse. Il dress code della serata era ‘The gilded glamour’. Modelle, influencer, celebrities dell’universo musicale e cinematografico sono state accomunate dall’evidente ritorno a uno stile più sofisticato, una rilettura contemporanea dell’eleganza tradizionale dopo alcune edizioni contraddistinte da abiti faraonici per volumi ed eccentricità. Tom Ford avrà apprezzato il ritorno all’ordine. Nei giorni scorsi Time Magazine ha riportato una dichiarazione dello stilista che ha fatto scalpore, essendo anche presidente del Council of Fashion Designers of America e host del Met Gala: “L’unica cosa che desideravo non accadesse è che (il Met Gala, ndr) diventasse un costume party. Desideravo che persone molto chic indossassero abiti molto belli per andare a una mostra sul 18esimo secolo. Non c’è bisogno di vestirsi come nel 18esimo secolo, di vestirsi da hamburger, di arrivare in piedi su un furgone perché indossi un lampadario e non puoi sederti”.

Detto, fatto. Ieri sera sul red carpet newyorkese le mise stravaganti sono state una netta minoranza. Il tema della mostra e il dress code hanno sicuramente contribuito, quasi tutte le maison hanno presentato creazioni in grado di esaltare al meglio i propri codici distintivi senza eccedere, omaggiando in maniera personale lo stile americano. Tra le prime ad arrivare, dopo i presentatori onorari Anna Wintour, Tom Ford e Adam Mosseri, CEO di Instagram, c’è stata la co-host Blake Lively. L’attrice ha prontamente spiegato ai numerosi reporter che il suo abito Atelier Versace fosse ispirato dalle linee care al designer statunitense Charles James, incorporando elementi grafici della Statua della Libertà, dell’Empire State Building e della Grand Central Station. L’abito Ralph Lauren di Alicia Keys era un vero e proprio omaggio allo skyline di New York, realizzato con migliaia di applicazioni luminose. Numerosi gli abiti provenienti dagli atelier dei designer statunitensi, da Michael Kors ad Oscar de la Resta passando per Thom Browne, Carolina Herrera e Tory Burch.

Tra i marchi più indossati c’è sicuramente Louis Vuitton, presente sul red carpet anche il direttore creativo del womenswear Nicolas Ghesquière. Come ormai da tradizione infatti gli stilisti accompagnano il team di celebrities con cui hanno collaborato per l’outfit. Glenn Close è arrivata al braccio di Pierpaolo Piccioli indossando un look nell’ormai inconfondibile nuance Valentino PP Pink. Tra le tante star in Gucci spicca proprio il direttore creativo Alessandro Michele in tandem stilistico con l’amico attore Jared Leto. Donatella Versace ha accompagnato la rapper Cardi B collaborando anche con un nutrito gruppo di modelle, tra cui Emily Ratajkowski in vintage Gianni Versace, nonché Chiara Ferragni e Fedez. Prada ha vestito il cast e la famiglia dell’ultimo film del regista Baz Luhrmann dedicato a un vero e proprio mito della cultura americana: Elvis. Burberry ha interpretato in chiave total black, colore caro a Riccardo Tisci, il tema della serata. Sempre riconoscibili i look di Moschino, il direttore creativo della maison di Aeffe Jeremy Scott ha scortato un gruppo di star capitanato dalla recente attrice Premio Oscar Ariana DeBose e Khloé Kardashian. Proprio Kim Kardashian, ultima star ad arrivare sul Red Carpet, sintetizza perfettamente il cambio di passo dell’evento. L’imprenditrice star dei reality ha indossato il vestito originale del 1962 scelto da Marilyn Monroe per cantare ‘Happy Birthday’ al presidente Kennedy. Abito old Hollywood e una semplice stola in pelliccia bianca. Less is more.
