Primo trimestre in crescita per Smcp, il gruppo a cui fanno capo i marchi di lusso accessibile Sandro, Maje, Claudie Pierlot e Fursac, sebbene rallentato dalle restrizioni in Cina. E proprio l’andamento della pandemia, e di conseguenza dei lockdown nel Paese, getta un velo di preoccupazioni per l’intero anno. L’outlook per il 2022 resta positivo a patto che le condizioni in Far East migliorino.
Tornando ai dati trimestrali, il fatturato consolidato del gruppo parigino ha raggiunto i 283 milioni di euro nei primi mesi del 2022, con un incremento del 26,4% , (+23,7 a tassi costanti). Tra le leve di crescita segnalate dal gruppo, la strategia di vendita a prezzo pieno, l’adeguamento della rete dei negozi e l’accelerazione della penetrazione dell’e-commerce, giunta al 25% delle vendite, migliorando di 10 punti percentuali rispetto al 2019 quando erano del 15 per cento.
A livello geografico, spiccano le performance in crescita delle Americhe (+55%) e della regione Emea (+75%). Bene anche la Francia, dove le vendite sono aumentate del 19 per cento. In sofferenza, invece l’area asiatica, in calo di sette punti percentuali a causa delle restrizioni anti-Covid. E, considerato che l’area asiatica rappresenta un fetta importante di vendite per i marchi del gruppo (nel Q1 2021 complessivamente era il secondo bacino dopo la Francia, nel Q1 2022 scesa al terzo, ma comunque superiore al business delle Americhe), le incognite sul futuro della ripresa dei consumi in Cina sarà cruciale. Lo conferma la CEO del gruppo Isabelle Guichot che conferma le previsioni annuali di crescita delle vendite ” a doppia cifra ” e un margine operativo corrente rettificato ” in linea con quello del 2021″, pari al 9,2%, ma aggiunge, per prudenza, che tali obiettivi sono validi “a condizione che il contesto sanitario in APAC migliori abbastanza rapidamente“. Secondo un analista di Oddo BHF interpellato dal quotidiano francese Les Echos, “le pressioni inflazionistiche e le conseguenti pressioni sui costi saranno senza dubbio gestibili internamente, ma il problema principale resta quello di una normalizzazione della Cina nelle prossime settimane, sia per l’attività che per l’offerta”.