Accusato per decenni di essere poco ‘green’ per via della delocalizzazione spinta e dei consumi mordi e fuggi, il fast fashion conferma invece la sua vocazione sostenibile impegnandosi anche dal punto di vista finanziario. Un tema particolarmente sentito dai colossi della moda low cost e che converge con l’attenzione sulle tematiche green della stessa Unione Europea. A dimostrazione del trend, Mango e Ovs hanno annunciato importanti obiettivi da questo punto di vista.
Il gruppo spagnolo ha annunciato di aver rifinanziato il suo debito e averlo collegato per la prima volta nella storia dell’azienda a criteri ESG (ambientali, sociali e di corporate governance). “Con questa operazione – si legge nella nota – Mango, che ha chiuso il 2021 con profitti ai massimi livelli in quasi un decennio e con una struttura finanziaria completamente sana, riesce ad allungare il calendario dei pagamenti dei suoi impegni finanziari, migliora il prezzo del suo debito, raddoppia la disponibilità di linee revolving e introduce criteri di sostenibilità, uno dei vettori di sviluppo dell’industria della moda”.
Mango ha concordato con il suo pool di banche di estendere fino al 2028 le scadenze (precedentemente previste per il 2022 e il 2023) del suo principale prestito sindacato, con un saldo residuo di 236 milioni di euro. L’operazione prevede la costituzione di un nuovo prestito sindacato per un importo totale di 200 milioni di euro, dei quali 150 saranno ammortizzati in modo lineare fino al 2027. Gli altri 50 milioni di euro corrispondono a una linea di finanziamento che potrà essere utilizzata fino al 2023 per gli investimenti capex della società e, se utilizzata, sarà rimborsata in un’unica scadenza bullet nel 2028.
Mango è riuscita a ridurre il costo medio del prestito condizionandone il prezzo al raggiungimento di obiettivi sostenibili, tra gli altri indicatori. Tra questi, c’è l’impegno a raggiungere il 100% di utilizzo di cotone sostenibile, poliestere riciclato e fibre cellulosiche di origine controllata entro il 2025, nonché ridurre le emissioni di CO2 di oltre il 10%, obiettivi già comunicati lo scorso febbraio.
Guardando all’Italia, Ovs, il gruppo di abbigliamento italiano, già in prima linea sul fronte del credito con il recente lancio di un nuovo finanziamento green, ha alzato i suoi obiettivi di decarbonizzazione. Se fra il 2017 e il 2019 l’azienda di abbigliamento aveva già ridotto le emissioni dell’85%, ora si impegna a tagliare il traguardo a realizzare un’ulteriore riduzione del 46,2% entro il 2030.
Gli obiettivi sono stati approvati da Science Based Targets initiative (SBTi), organizzazione globale nata dalla collaborazione tra Climate Disclosure Project, Global Compact, World Resources Institute e WWF “che certifica l’impegno pubblico da parte delle aziende alla riduzione di emissione di gas serra con un approccio scientifico, in linea con il target globale di limitare l’aumento della temperatura al di sotto del 1,5°C, stabilito dall’Accordo sul Clima di Parigi del 2015”, precisa il comunicato.
Sono diverse le linee di intervento: il prodotto, supply chain, negozi, trasporti, energia. Tra le misure previste c’è l’aumento dell’utilizzo di materiali più sostenibili e processi produttivi a minor impatto ambientale, l’uso di sistemi solari fotovoltaici per migliorare l’efficienza energetica e la collaborazione con i fornitori nell’adozione di nuove tecnologie a basse emissioni e fonti di energia rinnovabile.