Il Gruppo Prada ha registrato ottimi risultati nei primi quattro mesi del 2022, grazie soprattutto all’attività negli Stati Uniti, che ha compensato l’impatto della sospensione delle operazioni in Russia e dei lockdown connessi al Coivid-19 in Cina. A dichiararlo è stato il CEO del gruppo, Patrizio Bertelli, in un’intervista a L’Economia. La Russia rappresenta solo il 2% delle vendite del gruppo, mentre la Cina “è importante e negli ultimi 15 giorni vi abbiamo chiuso più del 50% dei nostri negozi”, ha affermato Bertelli.
Secondo il numero uno della fashion house italiana, il Made in Italy “continuerà a essere premiante nel lungo periodo”, con un “divario fra chi produce Made in Italy e chi non produce in Italia che sarà sempre più marcato”. Bertelli ha aggiunto che la società “ha fatto bene, al di sopra delle aspettative” nel primo trimestre, con gli Stati Uniti che hanno compensato la debolezza della Cina, e ha anche riferito di buoni risultati registrati nella prima parte di aprile.
Il Gruppo Prada, quotato a Hong Kong, non ha intenzione di rivedere i propri target, mentre potrebbe prendere in considerazione una doppia quotazione alla borsa di Milano in futuro, sempre stando a quanto dichiarato dal manager aretino a L’Economia.
L’azienda ha archiviato i 12 mesi con un risultato netto di gruppo pari a 294 milioni di euro, dato che si confronta con il rosso di 54 milioni del 2020. L’ebit, spiega la nota, è pari a 489 milioni (contro i 20 milioni del 2020). Come reso noto lo scorso gennaio, nel 2021 i ricavi hanno superato i 3,36 miliardi di euro, in aumento del 41% sul 2020 e dell’8% rispetto al 2019 (nel solo secondo semestre il balzo rispetto al 2019 è pari a un +16 per cento).
IL CEO ha ribadito che suo figlio, Lorenzo Bertelli, gli succederà fra “tre o quattro anni” e che l’opportunità di fondere i principali marchi italiani in un unico gruppo, sulla stregua di quanto fatto dai colossi francesi Kering e Lvmh, è svanita. “Per me il momento opportuno è stato dal 2000 al 2010, ora siamo molto indietro”, ha dichiarato Bertelli.
“Ritengo – ha concluso Bertelli – che il vero, grande, limite nel nostro settore, perché io parlo del nostro settore, sia stata […] la scelta di accontentarsi, preferendo un ebit del 5% anziché del 15 per cento. Ma un’azienda che non guadagna non può crescere. Ora per esempio c’è una corsa ai mall, che contribuiscono significativamente alla crescita, ma per esserci bisogna avere le disponibilità per investire. In Italia, però, abbiamo esempi anche del contrario, pensiamo a Luxottica e Ferrero, i nomi migliori che possiamo fare: due società che hanno sempre puntato a crescere, una quotata, l’altra no. Penso che sia un tema di atteggiamento imprenditoriale. Nella moda questo non è successo”.