Da consumatori a player il passo è breve. Agli albori del Metaverso, AdKaora, la digital company specializzata nel segmento advertising del Gruppo Mondadori, pubblica il white paper sul mondo del gaming, In-gaming advertising: comunicare è un gioco da brand. Un testo importante per decodificare alla luce dei dati più recenti che stimano in 3 miliardi i videogiocatori al mondo tra mobile e computer. Un mercato enorme, ricco di opportunità e da presidiare conoscendone le regole. AdKaora, forte della pluriennale conoscenza del mercato e delle abitudini di comportamenti dei consumatori, ha voluto indagare com’è cambiato il mondo del gaming, come sono cambiati i profili dei gamer, e come i brand possono raggiungerli e connettersi con loro in modo più significativo.
E se i videogame godevano già di una grande popolarità, durante la pandemia hanno accelerato ulteriormente, favoriti dai lockdown, che hanno portato molte persone ad avvicinarsi a un questo territorio per combattere la noia. Una tendenza questa, che è destinata a durare e che è sempre più rilevante nella gestione della pubblicità.
Intercettare il target gamer, senza interrompere l’esperienza che in quel momento l’utente sta vivendo, è uno dei temi più caldi dell’industry e introduce nuove regole nel mondo della pianificazione
L’in-gaming advertising, infatti, è sempre più richiesto e la possibilità di sfruttare l’altissima attenzione degli utenti, inserendo annunci pubblicitari nativi all’interno del gioco stesso, in modo tale da poterne influenzare la grafica e/o l’audio del gameplay, lo rende estremamente efficace.
È possibile leggere l’intera analisi qui per approfondire dati e suggerimenti, ma emergono chiaramente quattro punti:
Gamer a chi?
Che fine ha fatto il giocatore con gli occhiali, la t-shirt di SuperMario e le sneakers ai piedi? Non esiste più, o meglio non esiste più il profilo di un giocatore “tipo”. Chiedersi perché le persone giocano e non a cosa, è la prima chiave per conoscere bene questo target, intercettarli e comunicare con loro in modo diretto ed efficace. Anche in Italia, il divario tra uomo e donna si è assottigliato così come la differenza tra le fasce d’età.
Il gaming è soprattutto mobile
Oltre a navigare, chattare, fruire contenuti, i consumatori sono abituati anche a giocare mobile. Molti giochi per dispositivi mobile hanno, infatti, livelli bassi di accesso, ovvero si basano su generi “familiari” come i giochi di puzzle, di carte, di scommessa, e possono essere giocati ovunque. Secondo lo studio IIDEA, in Italia i gamer passano 8 ore alla settimana per giocare, di queste 5 sono trascorse giocando con lo smartphone in diversi archi della giornata. Questo è in parte il motivo per cui è prevedibile che il numero di giocatori da mobile potrà ancora aumentare nel 2022.
Come raggiungere il target dei gamer
Forse più di qualsiasi altro settore, l’in-gaming advertising ha una varietà di formati pubblicitari emergenti che si comportano in modo molto diverso dai media in altri canali. Grazie a creatività immersive e inserite all’interno delle dinamiche di gioco in maniera nativa e realistica, è possibile creare un’associazione positiva con il marchio senza interrompere l’esperienza di gioco dell’utente ed aumentare l’awarness ed il ricordo del brand.
Le opportunità di comunicazione
Una campagna di in-gaming advertising di successo permette una memorabilità del brand molto alta, ci sono alte possibilità, infatti, per un gamer di ricordare i messaggi pubblicitari inseriti nei videogiochi, o almeno il prodotto in questione. Per i brand si aprono, quindi, opportunità di comunicazione molto interessanti che permettono di sfruttare una profilazione molto precisa e costruire, così, esperienze di contenuto significative sia dentro che fuori dal gioco in un ambiente safe e considerato dall’utente un momento di relax nella giornata.
Scarica l’analisi completa qui per leggere i dettagli riguardo a ciascun punto e i suggerimenti per affrontarli.