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Il womenswear spinge l’export tessile

PH: Fendi P/E 2022-23

Il womenswear spinge l’export tessile

Di Redazione
22 Febbraio 2022

Nel corso del 2021 la filiera tessile-moda si lascia alle spalle il trend negativo accusato nel 2020, ma resta di poco sotto ai livelli del 2019. “Tra i comparti trainanti – si legge in una nota diffusa da Sistema Moda Italia – troviamo l’industria italiana della moda donna (vestiario femminile, maglieria femminile, camiceria femminile e abbigliamento in pelle da donna)”. Sulla base delle prime stime effettuate dal Centro Studi di Confindustria Moda, dopo aver chiuso il 2020 in calo del -18,9%, si prevede l’anno 2021 in recupero di almeno il +19,3% sull’anno precedente. Tale dinamica dovrebbe portare il fatturato settoriale a circa 13,5 miliardi di euro, inferiori del -3,2% rispetto ai livelli raggiunti nel 2019 (prossimi a 14 miliardi). Il womenswear registra una dinamica migliore di quella prevista per la moda uomo e diffusa lo scorso gennaio (+11,9% sul 2020, ma -9,9% sul 2019).

Focalizzando l’attenzione sulle dinamiche di export, nel periodo gennaio-ottobre 2021 le vendite estere settoriali sono cresciute del +19,2%, portandosi a circa 8 miliardi. Tutte le merceologie di cui si compone la moda donna evidenziano peraltro dinamiche di segno positivo: la confezione registra una variazione del +16,7%, la maglieria esterna del +25,3%, la camiceria del +7,3%, mentre l’abbigliamento in pelle del +22,7%. Tale recupero consente alle esportazioni di superare lievemente il corrispondente livello del 2019 (+0,3%, quasi 26 milioni di euro in più). Parallelamente, anche le importazioni di moda donna sono tornate interessate da un trend positivo – tuttavia su ritmi meno sostenuti dell’export – nella misura del +6,0%, portandosi a circa 4,4 miliardi. Il saldo commerciale di periodo ammonta, dunque, a quasi 3,6 miliardi.

Relativamente alle macro-aree di sbocco delle aziende italiane del settore, sia la UE sia l’extra-UE, che assorbe il 55,6% del totale settoriale esportato, presentano un ritorno alla crescita su ritmi simili, rispettivamente con una dinamica del +18,9% e del +19,5% da gennaio a ottobre 2021.

I primi 15 paesi di destinazione (in grado di coprire l’81,6% del totale) risultano tutti caratterizzati da incrementi delle esportazioni di womenswear made in Italy, con solo due eccezioni, Regno Unito e Giappone. Al primo posto, con un’incidenza pari al 12,5% sul totale, la Francia mostra un aumento pari al +23,6%; la Svizzera – in primis hub logistico-commerciale per successive riesportazioni da parte delle griffe in altri mercati mondiali – cresce del +17,3%; la Germania, terzo sbocco, archivia una variazione pari al +14,2%. Un tasso di crescita decisamente vivace, pari al +63,0%, interessa l’export verso la Cina: tale mercato balza così alla quarta posizione dalla nona del gennaio-ottobre 2019 e dalla sesta del 2020; anche Hong Kong assiste ad un aumento delle vendite provenienti dall’Italia, nella misura del +18,9%. Se sommato, l’export verso Cina e Hong Kong – pari a circa 944 milioni di euro nel periodo in esame – sarebbe secondo solo a quello destinato alla Francia (a quota 996 milioni). Relativamente agli altri sbocchi, gli Stati Uniti, al quinto posto, si confermano uno dei principali mercati per il womenswear nazionale, archiviando un +15,9%.

Al di là dell’importante recupero rispetto al 2020, risulta interessante il confronto con i primi dieci mesi del 2019, ovvero con i valori pre-pandemici. Da gennaio a ottobre 2019 l’export complessivo di moda donna era stato di circa 7,962 miliardi di euro; come anticipato, nei primi dieci mesi del 2021 si è raggiunto un livello di poco superiore (+0,3%, ovvero 26 milioni di euro in più). In altre parole, nei primi dieci mesi di quest’anno gli 1,3 miliardi persi da gennaio a ottobre 2020 sono stati non solo recuperati ma anzi, lievemente superati. Tuttavia, con riferimento ai singoli segmenti di prodotto considerati, i livelli di export del gennaio-ottobre 2021 non sempre raggiungono quelli del corrispondente periodo del 2019; vanno fatte, quindi, delle distinzioni. Solo l’export di maglieria donna supera del +10,6% (ovvero di quasi 282 milioni di euro) il dato dei primi dieci mesi del 2019. Al contrario, le vendite estere di confezione e di camiceria femminile risultano inferiori rispettivamente del -4,0% (-183 milioni di euro circa) e del -13,9% (-70,5 milioni di euro). Chiude l’abbigliamento in pelle al -1,5% in raffronto con l’export pre-pandemico.

“Le performance della moda donna nei primi 9 mesi del 2021 – ha commentato Sergio Tamborini, presidente di Sistema Moda Italia – ci confortano in un periodo reso complesso dagli aumenti dell’energia, delle materie prime e dei trasporti. I mercati internazionali si dimostrano, come sempre, sensibili al bello e ben fatto in Italia e la nostra moda con la sua filiera unica al mondo è un protagonista assoluto della ripresa in atto”.

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