Il mese di gennaio chiude in flessione a -58,4% su gennaio 2020, la seconda peggiore performance dopo lo scorso novembre (-66,7%) ed esclusi i tre mesi di lockdown che hanno avuto perdite fino al 90 per cento.
Secondo i dati dell’Osservatorio permanente Confimprese-Ey sui consumi di mercato, nel mese di gennaio la situazione del retail appare sempre più drammatica, senza alcun segnale di miglioramento sul 2020. Tre le cause che hanno inciso sui comparti analizzati: la chiusura dei centri commerciali nei fine settimana, giunta al terzo mese, quella altrettanto pesante di bar e ristoranti alle ore 18 e l’Italia ancora divisa in zone rosse e arancioni, oltre a un diffuso pessimismo di imprese e consumatori.
Nemmeno i saldi invernali sono riusciti a controbilanciare l’andamento negativo dei consumi. La speranza di recuperare nel periodo natalizio non si è purtroppo concretizzata. La ristorazione chiude a -71,4%, mentre peggiorano anche i dati di abbigliamento (-59,7%) e non food (-27,7%). Centri commerciali e outlet cadono a -65,3%, ma anche le high street che in dicembre hanno in parte beneficiato del travaso di traffico conseguente alla chiusura dei centri commerciali nel fine settimana, tornano a marcare effetti negativi con una flessione del -47,8 per cento. Il travel si conferma maglia nera, con scarse probabilità di ripresa per lo meno nel medio termine, chiudendo il mese a -73,8 per cento.
Le aree geografiche registrano trend simili: la flessione più marcata si registra nell’area Nord-Est (Emilia-Romagna, Triveneto) -63,6%, seguita dall’area Sud (Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata) -59,4%, dall’area Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) che chiude il mese a -57%, per finire con l’area Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna) con -54,7 per cento.
“Il 2021 parte sulla scia della pessima conclusione dell’anno precedente. La ristorazione paga il prezzo più alto in termini di fatturato, ma è probabilmente l’abbigliamento che potrebbe avere le criticità finanziarie più importanti”, ha chiarito Mario Maiocchi, direttore Centro studi retail Confimprese. “Le restrizioni sulle aperture hanno penalizzato i saldi nelle regioni dove erano in vigore: gennaio registra infatti un calo del 40% in vendite assolute rispetto al mese precedente, percentuale che di solito si attesta intorno al 20-25% – ha aggiunto Paolo Lobetti Bodoni, Med business consulting leader di EY –. Tuttavia se dovessero permanere le condizioni attuali di progressiva riapertura degli esercizi commerciali, pensiamo che le vendite di febbraio possano vedere un trend in miglioramento”.
Male anche il benchmark del totale mercato 2020, che lascia sul terreno quasi la metà dei fatturati: -44,2% rispetto ai dodici mesi precedenti (febbraio 2019-gennaio 2020), che comunque già segnavano un ristagno dei consumi. Nello spaccato merceologico, lo schema è purtroppo sempre lo stesso, con la ristorazione a pagare il prezzo più alto in pesante flessione del -53%, seguita da abbigliamento (-44,1%) e non food (-28,8%).
Quanto alle aree geografiche, infine, nessun dubbio sulle aree Nord-Est e Nord-Ovest, le più colpite dall’emergenza sanitaria, che ha fatto scendere la lancetta rispettivamente a -46,4% e -45,1 per cento. Il Centro si ferma a -44%, il Sud a -40,4%, avendo quest’ultima area beneficiato di trend migliori durante il periodo estivo.