Tessile italiano, bruciati oltre 2 mld in 12 mesi

La tessitura made in Italy archivia nel 2020 una contrazione senza precedenti, con un calo stimato del 27,4% a un fatturato di meno di 5,5 miliardi di euro. Una discesa, quindi, che brucia un valore di oltre due miliardi in dodici mesi. Sono le stime preliminari elaborate dal Centro Studi di Confindustria Moda per Sistema Moda Italia, basate sul quadro congiunturale di riferimento e sulle indagini campionarie interne. Insomma, il bilancio 2020 della tessitura made in Italy (in un’accezione comprensiva di tessitura laniera, cotoniera, liniera, serica e a maglia) risente in maniera significativa del contraccolpo della pandemia Covid-19 e del conseguente raffreddamento della domanda sia estera sia interna.
Il valore della produzione (che nelle stime elaborate dal Centro Studi di Confindustria Moda tenta di depurare il valore delle vendite totali dal contributo derivante dalla commercializzazione di prodotti importati) risulta caratterizzato da un’evoluzione altrettanto negativa, che conduce a prevedere un calo almeno del -28,3 per cento.
Guardando agli scambi con l’estero, nel 2020 emerge un deterioramento: l’export dovrebbe cedere il -26,7% su base annua, l’import il -25,7 per cento. Il complesso delle vendite estere passerebbe a poco più di 3 miliardi (ovvero 1,1 miliardi in meno del 2019), mentre le importazioni scenderebbero a quasi 1,4 miliardi. Relativamente alla domanda interna, spesso rappresentata dalle griffe del lusso, si registra una flessione oltremodo accentuata, stimata nell’ordine del -28,9 per cento. Il “forzato” blocco dei consumi finali si è del resto ripercosso a ritroso lungo tutta la filiera.
La brusca frenata è già riflessa anche nei dati statistici rilevati da Istat. Da gennaio ad ottobre 2020, le vendite oltreconfine accusano un tasso di decremento senza precedenti pari al -28,5 per cento. L’export di periodo si porta, pertanto, a 2,065 miliardi di euro, perdendo 824 milioni rispetto al gennaio-ottobre 2019; a confronto, lo scorso anno aveva perso quasi 140 milioni rispetto al gennaio-ottobre 2018. Se si guarda alle macro-aree geografiche, sul fronte export, le aree intra-Ue e quelle extra-Ue presentano entrambe perdite accentuate, pur con qualche punto di differenza: le prime, con un’incidenza del 48,8%, cedono il -25,2%, le seconde (che assorbono il restante 51,2%) calano addirittura del -31,4 per cento.
“In relazione all’occupazione – si legge nella nota diffusa con il via della 32esima edizione di Milano Unica – le aziende hanno fatto ampio ricorso alla Cig Covid-19 e a tutte le altre misure messe in campo per fronteggiare l’emergenza. A latere, dall’Indagine Congiunturale condotta da Confindustria Moda su un panel di aziende associate a Smi, emerge come già nel corso del 2020 le tessiture laniere a campione abbiano registrato comunque una flessione degli addetti (es. risoluzioni consensuali, pensionamenti, mancati rinnovi tempo determinato, ecc.): per il gennaio-marzo si rileva un decremento stimato al -3,9%, seguito da contrazioni di simile portata sia nel secondo (-3,4%) sia nel terzo trimestre (-3,6 per cento)”.