La Fase 2 non basta certo a recuperare il blocco dei consumi imposto dal Covid. Secondo le elaborazioni condotte da Confesercenti, il bilancio dei primi sei mesi dell’anno rimane tuttora fortemente negativo, con un calo medio della spesa stimabile in 1.879 euro a famiglia.
L’associazione dei commercianti rileva, inoltre, che la contrazione della spesa è maggiore nelle regioni del Nord ad alto reddito e in quelle dove l’emergenza sanitaria si è abbattuta più duramente: Trentino (-2.227 euro), Lombardia (-2.214), Emilia Romagna (-2.153) e Toscana (-2.070). Perdite sopra la media si registrano anche in Valle d’Aosta (-1.1994), Lazio (-1.962), Piemonte (-1.902) e Friuli (-1.883). Inferiore alla media (sebbene sempre consistente) il calo di spesa nelle restanti regioni centrali e meridionali: è la Calabria a registrare la perdita minore, comunque di -1.294 euro.
Per Confesercenti il crollo della spesa è dovuto soprattutto allo stop delle attività durante la fase più acuta dell’emergenza e al lockdown, ma anche alla prudenza e alla paura delle famiglie in questa fase di ripartenza a spendere. E a dimostrarlo sono proprio i dati del risparmio. Se prima della crisi il risparmio medio era di 8 euro ogni cento ora è salito a 11, aumentando così i risparmi: nel 2020 gli italiani hanno accumulato 32 miliardi di depositi bancari in più (+20%) rispetto al 2019, spinti dalla situazione di incertezza.
Quanto a chi ha sofferto di più lo stop dei consumi è il settore della somministrazione e della ricettività, il cosiddetto Horeca: l’8% delle imprese non riaprirà, il 61,5% denuncia problemi di liquidità. Fortissimo l’impatto anche nel commercio, in cui il 51,3% delle pmi ha registrato una perdita di metà del fatturato.
“Una rapida ripartenza della spesa delle famiglie è cruciale, soprattutto se si considera che il Pil italiano dipende per buona parte dai consumi interni”, commenta Patrizia De Luise, presidente nazionale Confesercenti. E aggiunge: “Riteniamo che si debba discutere seriamente della possibilità di un taglio temporaneo dell’Iva almeno per i comparti in maggior sofferenza: un taglio selettivo sarebbe utile per sostenere la domanda in questa fase di emergenza spingendo i consumatori ad anticipare gli acquisti”. Per Confesercenti, del resto, l’attuale crollo dei consumi comporterà inevitabilmente una riduzione del gettito Iva. A emergenza finita, invece, sarà necessaria una vera riforma fiscale che cancelli le iniquità impositive e stimoli crescita e lavoro a partire da una revisione dell’Irpef.