Semplificare il ritmo stagionale di produzione per evitare l’accumulo di stock lungo la filiera. Il blocco della distribuzione finale, infatti, ha creato un pericoloso collo di bottiglia che genera una mina da disinnescare per i brand. La ricetta di Lvmh per la fase di ripartenza, affidata alle parole di Toni Belloni, direttore generale del colosso del lusso, in un’intervista a L’Economia de Il Corriere della Sera, parte dal riallineamento delle collezioni e dalla necessità di dare tempo ai negozi dei diversi brand di smaltire l’invenduto degli ultimi mesi. “Abbiamo deciso di semplificare il ritmo delle stagioni per gestire in modo efficace le produzioni ed evitare accumulo di inventari lungo tutta la filiera. Naturalmente senza rinunciare ad avere prodotto fresco e desiderabile per i clienti”, ha spiegato Belloni.
In linea con le attese, nel primo trimestre del 2020 (i risultati sono stati resi noti il 17 aprile scorso) Lvmh ha registrato ricavi per 10,6 miliardi di euro, in calo del 15% (-17% a livello organico). Tra le diverse linee di business, in un quarter segnato dallo stop al retail e al turismo in quasi tutto il mondo, la divisione fashion e leather goods ha riportato un calo del 9% a 4,6 miliardi di euro. Di contro, si legge nella nota di Lvmh, le vendite online hanno evidenziato “una rapida crescita”, trainate dalla creatività delle collezioni di abbigliamento e accessori di Dior e Louis Vuitton.
“Le chiusure dei negozi nei diversi mercati, per quasi un trimestre, hanno ridotto l’esposizione dei prodotti lanciati a inizio anno”, ha confermato Belloni a L’Economia, spiegando come il gruppo Lvmh sia ora impegnato “ad adattare il nostro modo di lavorare, il calendario delle stagioni, i contenuti e gli investimenti della comunicazione, a coltivare la relazione con i nostri fornitori e clienti”.
Riattivare la catena di fornitura, nel rispetto di rigorose norme di sicurezza, permetterà al gruppo parigino di gestire la riapertura progressiva dei mercati. “La prima a ripartire in Italia – ha continuato Belloni – è stata Thélios di Longarone, operativa già da due settimane poiché gli occhiali sono prodotti medicali. La scorsa settimana hanno riaperto Celine con la prototipia nei due atelier di Radda e di Strada in Chianti; Fendi, con il centro di distribuzione di Sesto Fiorentino e successivamente lo sviluppo prodotto; Dior, in collaborazione con dei fornitori specializzati per le produzioni più urgenti; Loro Piana, con i siti attorno a Borgosesia, anche se ancora a ranghi ridotti. Questa settimana Bulgari riaprirà il laboratorio per l’alta gioielleria a Roma e anche le altre manifatture si rimetteranno in moto. In parallelo, qualche Paese come Austria e Germania, dopo la Cina e parte dell’Asia, sta riaprendo gradualmente i punti vendita”.
Consapevole dell’unicità dei distretti italiani, Belloni ha sottolineato l’importanza di una forte sinergia tra maison e fornitori, molti dei quali da tutelare: “Abbiamo un angolo di osservazione privilegiato e capiamo molto bene le problematiche sia dei fornitori sia dei retailer. L’attenzione è particolarmente importante in Italia, dove molti attori delle nostre filiere sono imprese di piccole e medie dimensioni, spesso a gestione familiare”.