Se nessun player del fashion europeo potrà schivare l’impatto economico negativo dell’emergenza sanitaria in corso, ci sono alcuni gruppi che potrebbero rivelarsi più vulnerabili di altri. A dirlo è una nota di Ubs, società svizzera di servizi finanziari, secondo la quale a registrare le difficoltà maggiori potrebbero essere, per motivi leggermente diversi, i colossi del fast fashion H&M e Inditex.
L’analisi di Ubs, diffusa dal portale Quartz, tiene sì conto dell’incidenza della Cina sulle vendite, ma soprattutto della quantità e del valore della produzione che fa capo all’Ex Celeste Impero, nonché della velocità con cui un’azienda esaurisce il suo inventario o è costretta a rinnovarlo.
Il Covid-19 ha costretto la chiusura di fabbriche in tutto il Gigante Asiatico, creando disordini nella catena di approvvigionamento della moda. Anche ora che alcune fabbriche riaprono, ricorda Ubs, il lavoro procederà, inizialente, a capacità ridotta.
“Fashion retailer come H&M – si legge su Quartz – producono spesso i loro articoli più costosi in Cina (dove le fabbriche hanno una lunga esperienza di confezione di prodotti più complessi, come le giacche), mentre realizzano capi basic, come le magliette, altrove. In generale, una maggior quantità di prodotti potrebbe provenire da altri Paesi, ma, se si guarda all’inventario in termini di costo degli articoli appesi nei negozi, il saldo cambia”. A fine febbraio H&M aveva fatto sapere a Reuters che il virus non aveva, al momento, creato ritardi nella supply chain del gruppo. Da allora, quest’ultimo ha inoltre avviato la riapertura di alcuni punti vendita in Cina.
La Repubblica Popolare è fra i dieci principali mercati di H&M (secondo le stime di Ubs la sua incidenza sul fatturato è di circa il 6,1 per cento). Nei 12 mesi (esercizio fiscale 1 dicembre 2018-30 novembre 2019) il gruppo svedese ha registrato ricavi in crescita dell’11% a quota 232,8 miliardi di corone (circa 20,8 miliardi di euro) e un profitto di 17,4 miliardi (+11 per cento). Al 30 novembre scorso, dei 5.076 store di H&M nel mondo, 3.087 erano in Europa e Africa, 1.209 in Asia e Oceania, 780 nelle Americhe.
A rendere vulnerabile Inditex rispetto ai danni del Covid-19 in Cina sarebbe, invece, la velocità di turnover dei suoi inventari. Inditex infatti è molto meno dipendente dalla produzione cinese rispetto a player concorrenti, ma la velocità con cui le proposte di Zara arrivano e si rinnovano sul mercato renderebbero il marchio ammiraglio di Inditex costantemente bisognoso di alimentare la supply chain. Nella sua nota Ubs avverte che i retailer con un elevato turnover delle proposte “avvertiranno l’impatto della pandemia prima di quelli che hanno una più lenta rotazione degli stock”.
Inditex ha chiuso l’anno fiscale 2019 con vendite in crescita dell’8% a 28,29 miliardi di euro. Al momento, ha fatto sapere il colosso iberico, è troppo presto fare previsioni sugli impatti della pandemia, ma il management ha deciso di accantonare 287 milioni di euro, pensando al possibile impatto sulle giacenze di magazzino della P/E. Il principale mercato manifatturiero di Inditex è la Spagna, dove il governo ha dichiarato lo stato di emergenza il 14 marzo scorso. La società ha affermato che “la sua catena di fornitura continua a funzionare normalmente, aiutata dall’attenzione di Inditex per il flexible purchasing”. A livello di incidenza, invece, la Spagna attualmente rappresenta il 15,7% del fatturato totale, l’Europa (senza la Spagna) ne rappresenta il 46%, l’America il 15,8% mentre l’Asia e il resto del mondo il 22,5 per cento.
Al quinto posto del ranking per vulnerabilità di Ubs (preceduto da Dunelm e Dfs) si trova Primark. A fine febbraio, quando ancora l’Oms non aveva identificato il COvid-2019 come pandemia, l’insegna di moda low cost si era detta pronta a spostare parte della sua produzione. Come spiegato a Drapers da John Bason, CFO della capogruppo Associated British Foods, il retailer del fast fashion potrebbe trasferire parte della sua produzione cinese (conta circa 500 fornitori nel territorio) presso altri Paesi. Oggi Primark si attende, come buona parte dei competitor, un rallentamento delle vendite in Uk ed Europa.