Nel 2019, secondo l’ultima rilevazione del Lineapelle Market Insights, il calo stimato dell’industria conciaria è del 7,3% in valore e dell’11,6% in termini di volume di metri quadri di pelli finite prodotte.
Come evidenzia il report congiunturale, “alcuni segmenti di clientela, principalmente all’interno del settore calzaturiero e dell’automotive, hanno messo in atto pesanti politiche di contenimento dei costi, con rilevanti ripercussioni sui volumi ordinati”. E se arredo e abbigliamento appaiono stazionari, è la sola pelletteria ad aver portato risultati generalmente più soddisfacenti.
Nonostante nel corso dell’anno il trend di domanda sia apparso molto variabile, il dettaglio geografico dei dati di vendita segna un ribasso medio sul mercato interno leggermente meno intenso (-3,9%) rispetto a quanto registrato sul fronte estero, che continua ad assorbire oltre il 75% della produzione italiana.
Le esportazioni di settore, destinate ogni anno a circa 120 Paesi, risultano infatti complessivamente diminuite dell’8,2% in valore, e i risultati sui principali Paesi esteri di destinazione mostrano rare eccezioni al quadro negativo generale (Vietnam +2%, Serbia +11%, Repubblica Ceca +14% e India +17%). L’area cinese, intendendo Cina e Hong Kong, si conferma essere il primo approdo internazionale delle pelli italiane, con una quota pari all’11% del totale export, ma il valore di tali flussi durante l’anno passato ha mostrato una contrazione del 23 per cento.
In decremento a doppia cifra anche Romania (-16%), Spagna (-12%), Germania (-12%), Polonia (-18%), Slovacchia (-14%) e Ungheria (-21%), con cali più contenuti su Francia (-2%), USA (-5%), Portogallo (-7%), Regno Unito (-4%), Tunisia (-3%), Corea del Sud (-2%) e Bulgaria (-7%).