Lululemon Athletica corre più veloce di tutti. Il brand di activewear specializzato nell’abbigliamento da yoga è stato il titolo di moda che ha meglio performato nella Borsa americana nel 2019, al pari di Sketchers. A differenza di quest’ultimo, però, Lululemon ha segnato i propri massimi di sempre, e sta continuando a migliorarli in questo inizio 2020.
Un approfondimento sull’andamento nei listini della moda e del lusso sarà pubblicato sul prossimo numero di Pambianco Magazine.
Tornando a Lululemon, ieri ha alzato ancora l’outlook del quarto trimestre, in seguito all’aumento della propria presenza online e all’ampliamento della gamma, fattori che hanno trainato le vendite durante il periodo delle festività.
Le azioni della società, il cui valore è quasi raddoppiato lo scorso anno, sono ieri aumentate del 4,4 per cento. “Il miglioramento delle stime – si legge su Reuters, in riferimento a quanto detto da Roxanne Meyer, analista di Mkm Partners – implica che Lululemon ha attirato nuovi clienti durante l’holiday season, e riflette un incremento delle vendite online fino ad almeno il 30 per cento”. Gli analisti hanno inoltre alzato il target price di 6 dollari a 264, come riporta l’agenzia di stampa.
Per il trimestre che chiuderà il 2 febbraio, Lululemon prevede un utile per azione compreso tra i 2,22 e i 2,25 dollari, in crescita rispetto alle previsioni che lo vedevano compreso tra i 2,10 e i 2,13 dollari. L’azienda canadese ha inoltre alzato l’outlook sui ricavi netti, che prevede compresi tra 1,37 e 1,38 miliardi di dollari (circa 1,2 miliardi di euro), rispetto alla stima precedente che li vedeva attestarsi tra i 1,32 e i 1,33 miliardi.
Il rialzo delle stime sopraggiunge in concomitanza alla conferma dell’outlook da parte di un altro retailer americano dell’abbigliamento, Abercrombie & Fitch, che ha registrato vendite record negli Stati Uniti in occasione del Black Friday, guidate dal marchio (divenuto ammiraglio) Hollister. Il gruppo dell’alce prevede di archiviare l’ultimo trimestre dell’anno fiscale con vendite nette che spaziano da flat al +2% e che riflettono l’impatto negativo delle variazioni dei tassi di cambio delle valute estere di circa 5 milioni di dollari.