Uno dei progetti più innovativi avviati dal fashion italiano resta imprigionato nelle secche della politica. Il progetto della blockchain della filiera tessile, lanciato lo scorso inverno dal ministero per lo Sviluppo economico (Mise) al quale sta collaborando anche Smi-Sistema moda Italia assieme a Ibm, scelto come partner tecnologico, ha infatti saltato alcuni step chiave. E resta ora pericolosamente in stand by, essendo la variabile tempo un fattore cruciale per il successo di questo standard tecnologico. Un approfondimento sul tema è pubblicato nel numero in uscita di Pambianco Magazine.
Oggi sta prendendo consistenza un fattore per cui la tecnologia avrà un ruolo decisivo: la tracciabilità, e con essa la mappatura di tutte le produzioni del tessile-moda, partendo dal filato per arrivare al prodotto finale. La tecnologia in questione, appunto, è quella della blockchain, il registro digitale le cui voci sono raggruppate in blocchi, concatenati in ordine cronologico, e la cui integrità è garantita dall’uso della crittografia. Il tessile-moda, nelle intenzioni del Governo Lega-M5s, avrebbe dovuto rappresentare il punto di partenza di un progetto più ampio, estendibile poi a tutti i settori della manifattura italiana.
Tuttavia, in seguito alla bollente estate che ha portato alla crisi di Governo e al cambio di Esecutivo, non si sa ancora quale sarà il futuro di questo progetto che, per il momento, è fermo alla presentazione dello studio di fattibilità. Tra gli industriali, come tra le associazioni confindustriali, la sensazione che serpeggia è che si stia andando nella giusta direzione, ma con tempi troppo dilatati.
Entrando nel merito del progetto ministeriale sulla blockchain tessile, a metà aprile è partito l’iter per uno studio di fattibilità, focalizzato su tutta la filiera, che ha coinvolto, in una prima fase, una trentina di realtà manifatturiere italiane.
Il problema, a questo punto, sono però le tempistiche. Lo studio di fattibilità si è concluso prima della fine di luglio, quando era prevista anche una conferenza stampa di presentazione dei risultati, poi cancellata per motivi di forza maggiore. I ritardi potrebbero costare caro, alla luce del fatto che altre blockchain potrebbero arrivare presto sul mercato, e magari tagliare fuori altri progetti. È il caso di Lvmh con il progetto Aura, o di alcuni brand hard luxury del gruppo Richemont. Il timore degli industriali italiani è che quando questi gruppi avranno le loro piattaforme, strutturate ‘privatamente’, nel caso in cui non ci sia uno strumento analogo e istituzionale a livello europeo, ci si dovrà adeguare ai loro parametri. Ecco perché il fattore tempo è fondamentale per il made in Italy.