Galeries Lafayette-mercato dell’usato, atto secondo. A pochi mesi dallo stop al portale InstantLuxe, specializzato nel resale di prodotti di alta gamma, lo storico grande magazzino francese ha infatti annunciato il lancio di Le Good Dressing, un sito di vendita di apparel di seconda mano, creato in partnership con la startup Place2Swap. L’obiettivo, si legge su fonti di stampa internazionale, è quello di ritagliarsi spazio in un mercato, quello del resale francese, dominato da Vinted in France, sito da 1,5 milioni di utenti unici al giorno.
Tra le novità del format di Le Good Dressing c’è il fatto che la compravendita tra i diversi utenti potrà avvenire sia online sia negli store fisici di Galeries Lafayette. L’offerta di Le Good Dressing si annuncia, inoltre, differente da quella di InstantLuxe in termini di posizionamento, con l’inclusione di brand maschili, femminili e per bambini, e prodotti che, si legge su Fashionnetwork, avranno un prezzo massimo di 250 euro.
Il retailer di Parigi è solo l’ultimo nome della moda a scommettere sul ‘fenomeno’ second hand. È delle scorse settimane, infatti, la notizia che H&M sarebbe pronta a rivendere i capi del brand & Other Stories sulla piattaforma Sellpy (accessibile solo in lingua svedese), in cui già aveva investito in passato tramite la sua divisione di venture capital H&M Co:Lab. I dati di scenario, del resto, sono confortanti: secondo il reseller digitale ThredUp, il mercato dell’apparel di seconda mano è in espansione e, con ogni probabilità, crescerà più velocemente di altri segmenti retail nei prossimi dieci anni. Nel 2022, il valore di questo mercato dovrebbe toccare i 41 miliardi di dollari (33 miliardi di euro) a livello globale.
“Le persone acquistano capi usati come mai è successo prima d’ora”, ha dichiarato il co-founder e ceo di ThredUp, James Reinhart. In base al rapporto dell’azienda, il 72% degli utenti starebbe oggi dirottando la spesa dal retail tradizionale al resale. Ad accusare il colpo sarebbero soprattutto i department store, con il 39% degli acquirenti intenzionati a spendere meno in questi templi dello shopping, ma anche le boutique (28%) e il fast fashion (20 per cento).
Per quest’ultimo, la concorrenza del second-hand si candida a nuovo ostacolo soprattutto negli Usa, dove già insegne come H&M e Zara fanno i conti con lo ‘strapotere’ di Amazon. Secondo l’analisi di GlobalData, negli Stati Uniti, nel 2018, gli acquisti di abbigliamento usato hanno toccato i 24 miliardi di dollari (circa 21,2 miliardi di euro), contro i 35 miliardi del fast fashion. Nel futuro, entro il 2028, il mercato della moda di seconda mano toccherà i 64 miliardi, lasciandosi il fast fashion alle spalle a quota 44 miliardi.