Sostegno diretto a piccoli e medi retailer, ma anche tasse più elevate per i colossi del web. Sono queste le direttive del governo britannico che punta a riequilibrare il panorama della vendita al dettaglio, segnato, nel Paese, dalla crisi di insegne storiche come Debenhams e Marks & Spencer. Il cancelliere Philip Hammond ha infatti confermato un investimento da 1,5 miliardi di sterline (circa 1,6 miliardi di euro) per le ‘high streets’ inglesi, parte dell’Autumn Budget stanziato per il territorio. Le nuove direttive, si legge sulla stampa Uk, vogliono sostenere commercianti e retailer ‘su strada’: per le imprese con un valore imponibile inferiore alle 50mila sterline, infatti, le tasse verranno ridotte di un terzo. “Le vie degli acquisti – ha dichiarato Hammond – sono il cuore di molte comunità e sono sotto pressione come mai prima d’ora. Se vogliono continuare ad avere un ruolo rilevante devono adattarsi al nuovo scenario. Oggi li aiutiamo in questo senso”.
Al contrario, il governo inglese si prepara ad adottare una maggiore rigidità fiscale nei confronti delle grandi aziende del digitale. Dopo le dichiarazioni di inizio ottobre, in cui la Gran Bretagna si era detta pronta a implementare “unilateralmente” le tasse che colpiscono i grandi nomi del digitale, a fronte di uno stallo dei colloqui in Europa, il piano di Hammond ha infatti fissato per aprile 2020 l’entrata in vigore della digital services tax. Quest’ultima si applicherà a motori di ricerca, social media e marketplace digitali da almeno 500 milioni di sterline di ricavi globali, quindi in primis a giganti come Amazon, Facebook e Google. Hammond ha stimato come una tassa del 2% sul fatturato Uk di questi gruppi possa portare nelle casse del governo circa 400 milioni di sterline (circa 450 milioni di euro) all’anno.