In Spagna è tutti contro Amazon. La Asociación Nacional de Grandes Empresas de Distribución (Anged), ente che riunisce insegne come il gruppo Cortefiel, C&A, El Corte Inglés, ma anche Carrefour e Ikea, ha infatti richiesto un’attualizzazione delle norme che regolano la concorrenza dei grandi player dell’online, in primis il colosso guidato da Jeff Bezos, per una maggiore attenzione alla situazione delle vendite al dettaglio nel Paese.
“Buona parte della legislazione commerciale è rimasta ancorata al XXesimo secolo”, sostengono le aziende rappresentate da Anged, per le quali il retail fisico sarebbe oggi troppo vincolato a politiche di orario, politiche fiscali e libertà di stabilimento che non riguardano invece i portali di e-commerce.
Nonostante il ritorno alla crescita (nel 2017 il settore retail in Spagna ha segnato un +3%), l’associazione ha insistito sul mutamento delle abitudini di acquisto della popolazione, che non permetterebbe più di mantenere separati, anche in termini di legislazione, l’online e l’offline.
Richieste simili, da parte della Asociación Nacional de Grandes Empresas de Distribución, erano già state fatte lo scorso settembre, quando il presidente Alfonso Merry del Val aveva spiegato come fosse “più facile importare prodotti da un qualsiasi Paese del mondo da una piattaforma digitale straniera, piuttosto che aprire un negozio in grado di generare posti di lavoro, richiamare investimenti e pagare le tasse in Spagna”.
Si affianca all’offensiva di settore anche la lettera che Dimas Gimeno, presidente di El Corte Inglés, ha presentato al World economic forum di Davos, cercando di sensibilizzare i governi dei Paesi UE sui problemi della distribuzione e chiedendo condizioni paritarie per tutte le aziende. Presente per la prima volta a Davos con la delegazione spagnola, Jimeno ha citato ad esempio quello che accaduto lo scorso anno negli Stati Uniti, quando Walmart ha unito le forze con Google per sfidare Amazon ad armi pari.