I primi sei mesi del 2017 vedono le Borse europee dominate dall’effetto sorpresa: anche i brand che di recente hanno attraversato fasi delicate (vedi Stefanel e Jimmy Choo) hanno sbaragliato persino le performance dei grandi gruppi. Il lusso americano, invece, si vede equamente spalmato tra risultati in crescita e pesanti capitomboli. In Asia, infine, persevera l’incertezza. Quest’ultima sottolineata anche da un valore medio del rapporto price/earning di 25,02, contro quello americano a 34,84 ed europeo a 36,02.
Analizzando la variazione dei titoli al 30 giugno 2017 rispetto al primo gennaio, a dominare la classifica delle aziende quotate in Europa c’è Stefanel (+57% nei sei mesi). Una vittoria che è la conseguenza del precedente lungo periodo di difficoltà (e ribassi) per il titolo del brand veneto che a fine giugno sembra aver raggiunto un accordo convincente per la ristrutturazione del debito e il rafforzamento patrimoniale dell’azienda (Stefanel aveva infatti richiesto il concordato preventivo nel novembre 2016). Segue Jimmy Choo (+42,7%), il brand di calzature che era stato messo in vendita dalla tedesca Jab Holding ad aprile, alimentando le ipotesi sul possibile acquirente e spingendo così il titolo al rialzo. Finché, a luglio, Michael Kors ha rilevato il brand per 896 milioni di sterline. Al terzo posto della classifica si posiziona Kering (+37,6%). Qui la performance di Borsa si lega alle performance industriali, che nel primo trimestre hanno registrato risultati stellari. Il peggiore della classifica è Italia Independent (-20,6%). Il brand d’occhialeria ha archiviato lo scorso esercizio fiscale con ricavi in diminuzione del 30,2% a 27,6 milioni di euro e un rosso di 12,2 milioni. Al penultimo posto c’è un altro esponente dell’eyewear, ovvero Safilo, (-19,3%), penalizzato negli scorsi mesi sia dal cattivo funzionamento del magazzino di Padova sia dalla fine dell’accordo di licenza con Gucci; secondo Reuters il titolo sarà declassato negli indici di Borsa con la prossima revisione trimestrale degli indici Ftse Italia (uscirà dal Ftse Mid Cap per entrare nel Ftse Small Cap). Terzultima in classifica c’è poi la svedese H&M (-17%).
A dominare la classifica a stelle e strisce, invece, c’è il gruppo Coach (+35,5%) che si è distinto nella prima metà dell’anno per l’acquisto di Kate Spade, rilevata attraverso un deal da 2,4 miliardi di dollari. Il secondo posto è riservato alle azioni di Pvh Corporation (+25,9%). Buon risultato mantenuto anche grazie a un primo trimestre sopra le stime, con fatturato a circa 2 miliardi di dollari (+4%) e un utile per azione a 0,89 dollari. Ciò ha permesso di migliorare la guidance per il 2017. Al terzo posto si colloca Tiffany (+22%) il cui titolo ha saputo mantenere il percorso di recupero già avviato lo scorso anno. In fondo alla classifica c’è Fossil (-60%) che continua a scontare le difficoltà finanziarie. Il brand ha chiuso il primo trimestre dell’anno con vendite sotto le attese a 581,8 (-12%) e una perdita di 48,2 milioni. Seguono, tra i peggiori, Under Armour (-21,7%) e Ralph Lauren (-17, 5%). Il 2016 di quest’ultimo, chiuso il 1° aprile, ha registrato un calo del fatturato del 10% a 6,7 miliardi di dollari e un rosso di 99 milioni.
In Oriente, a riportare risultati positivi, dopo un 2016 in discesa, c’è Samsonite (il titolo vola a +49,7%), forte anche di un primo trimestre con vendite nette a 733,5 milioni di dollari (+29,3% a cambio costante) e un ebitda rettificato a 110,4 milioni di dollari (+31,1%). Al secondo posto c’è Prada (+8,4%), che mantiene la crescita (a fine 2016 il titolo era in aumento del 9,1%), nonostante ad aprile abbia presentato i conti 2016 al di sotto delle stime (ha probabilmente aiutato l’incremento della cedola). Seguono poi i segni meno della classifica, ovvero Fast Retailing (-13,6%), Li & Fung (-16,9%) ed Esprit (-32,6%).
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