Il gruppo H&M muove a passi spediti verso la trasparenza online e lo fa tramite Arket, il nuovo brand del gruppo che solo qualche giorno fa ha inaugurato il primo store a Londra e che ha in programma un piano serrato di aperture in tutto il mondo. Come si legge su Quartz, sul sito online del marchio, attivo dallo scorso 25 agosto, per ogni capo in vendita non solo è specificato il “Made in”, ma viene anche fornita la localizzazione esatta della fabbrica che ha prodotto l’articolo. La mossa, impensabile soltanto fino a qualche anno fa, risponde alle richieste sempre più pressanti da parte dei consumatori in termini di sostenibilità ed ‘etica’. I dettagli sulla produzione, si legge sul sito, vengono aggiornati periodicamente.
Si tratta di un passo avanti non indifferente, soprattutto perché è plausibile che questa policy venga poi allargata a tutti i marchi del gruppo, e di conseguenza possa indicare una strada per tutto il fast fashion.
Quartz, tuttavia, fa notare come il solo nome della fabbrica non sia ancora sufficiente. Spesso, infatti, alcune fabbriche subappaltano ad altre fabbriche la produzione dei capi oltre al fatto che, in mancanza di standard davvero uniformi su cosa si possa ritenere ‘etico’ o ‘sostenibile’ e di controlli di terze parti, molte delle fabbriche utilizzate dai brand ancora non possano definirsi del tutto in regola. H&M, da parte sua, già in passato ha provato a monitorare i propri partner chiedendo loro di aderire al suo ‘Sustainability Commitment’, una sorta di codice che chiede ai suoi contoterzisti di rispettare.
Per il momento, il segnale lanciato attraverso Arket è comunque incoraggiante. Si aspettano mosse simili da altri player del mass market e, auspicabilmente, anche del lusso.