“Alcuni siti di e-commerce hanno costretto diversi brand e rivenditori a firmare con loro degli accordi esclusivi a nostro svantaggio”. Inizia con queste parole, affidate all’account Weibo, la battaglia di Jd.com contro la tendenza monopolista dello shopping online in Cina. L’accusa è rivolta ad Alibaba che, pur non menzionato direttamente, è il primo player dell’e-commerce nell’ex Celeste Impero e con Jd.com si spartisce un mercato che, secondo le stime, vale 80 miliardi di dollari (circa 71,7 miliardi di euro). Ad dare man forte alle accuse di Jd.com anche il sito di flash sales Vipshop che ha dichiarato di aver ricevuto numerose segnalazioni da parte di brand e rivenditori, costretti a collaborare solo con alcune piattaforme e a escluderne altre per evitare di essere penalizzati nelle opzioni di ricerca o addirittura di essere bloccati. “Questo sito di e-commerce – si legge su Jing Daily, che cita il post della stessa Jd.com – ha spesso abusato di un potere monopolista per costringere i rivenditori a scegliere solo lui. Questa ingerenza ha gravemente violato l’autonomia aziendale dei marchi e i diritti dei consumatori”. Le due aziende hanno quindi fatto appello al governo per una maggiore regolamentazione del settore. Con un fatturato 2016 di 15,7 miliardi di dollari, Alibaba è oggi il primo player dello shopping online nel Gigante Asiatico. Dal canto suo, Jd.com ha da poco unito le forze con Farfetch per creare una ‘super piattaforma’ del lusso. Il colosso cinese ha acquisito per 397 milioni di dollari una quota, la cui entità non è stata definita, dell’aggregatore di e-store fashion, diventandone uno dei suoi principali azionisti e posizionando nel board il fondatore e CEO Richard Liu.