“High net worth individuals”. Un termine che identifica persone i cui asset (beni di lusso, proprietà, attività finanziarie) superano quota un milione di dollari (oltre 880mila euro) e che, secondo una ricerca di Agility, è oggi applicabile a 1 milione di cinesi e a 5 milioni di americani. Se questi ultimi, spiega la società di ricerca, hanno iniziato a spendere meno con l’innescarsi della crisi economica nel 2008, i big spender cinesi starebbero spendendo di più in ottica di globalizzazione e maggiore apertura culturale.
Le statistiche di Agility, riportate da Jing Daily, partono dalla conferma di un generale sorpasso cinese in termini di shopping di lusso. Nel 2007, infatti, il contributo dei cinesi alle spese luxury era pari al 3%, contro il 34% americano, mentre, nel 2016, la percentuale che fa capo agli asiatici è salita al 30%, battendo il 23% degli statunitensi.
Nel sorpasso giocano un ruolo importante anche i paperoni cinesi, assai più svelti con gli assegni. Secondo i dati diffusi dal portale di luxury business, le spese in prodotti di fascia alta degli high net worth individuals cinesi hanno toccato i 9,5 miliardi di dollari nel 2016. La cifra è ancora inferiore ai 14,4 miliardi che fanno capo agli americani. Ma è assai superiore alla proporzione (1 a 5) del loro numero.
Vista l’irruenza della crescita dello shopping cinese, l’incidenza dei paperoni sul totale degli acquisti d’oltre Muraglia è ancora pari ‘solo’ al 12 per cento. I super ricchi americani, invece, pesano per il 24 per cento. Dati che inducono a pensare a notevoli ulteriori margini di incremento sul fronte orientale.
Entro il 2030, aggiunge la ricerca, il Gigante Asiatico dovrebbe diventare la prima economia per parità di potere d’acquisto (Purchasing Power Parity), rubando il primato agli Usa.
La ricerca di Agility offre poi alcune analisi specifiche. Per esempio, a dominare sul mercato a stelle e strisce sono i marchi locali di alta gamma (il podio è riservato a Ralph Lauren, Coach e Calvin Klein), mentre nell’ex Celeste Impero vincono le griffe europee (Chanel, Dior e Armani in primis). La maggiore predilezione dei cinesi per il contesto internazionale sarebbe inoltre evidenziata dalla loro maggiore familiarità con gli acquisti online e dal fatto che il 56% di loro sarebbe pronto a investire in proprietà all’estero, ambizione condivisa solo dal 18% dei ricchi americani.