Le vendite di Tiffany & Co non brillano nel trimestre e le sue azioni si spengono a Wall Street. Il gruppo newyorkese della gioielleria ha archiviato i primi tre mesi dell’anno con un giro d’affari di 899,6 milioni di dollari (circa 801 milioni di euro), in crescita rispetto agli 891,3 milioni del 2016, ma sotto le aspettative del mercato per 914 milioni. Si scontra con le attese anche il -3% registrato dalle vendite a perimetro costante, lontano dal +1,6% indicato dal consensus FactSet. Nei tre mesi, invece, i profitti sono saliti da 87,5 a 92,9 milioni di dollari, con un utile per azione di 0,74 dollari, in questo caso superando stime ferma a 0,70 dollari.
Segno meno per le vendite nelle diverse aree geografiche, con le Americhe e l’Europa in calo del 3% (nel Vecchio Continente, spiega la nota ufficiale, solo il Regno Unito ha registrato una progressione, trainato dalla sterlina debole e dallo shopping dei turisti), l’Asia-Pacific a -8% e il Giappone che perde 2 punti percentuali. Nei primi tre mesi dell’esercizio fiscale, la società non ha inaugurato nuovi store a gestione diretta e ne ha chiusi tre, portando il network a 310 vetrine.
La performance deludente nel mercato interno (gli Stati Uniti sono oggi la piazza di riferimento di Tiffany) e , in generale, le vendite same-store inferiori alle attese hanno messo sotto pressione il titolo del colosso guidato da Michael J. Kowalski, che hanno chiuso la seduta di ieri in calo dell’8,7% a New York.