30mila buyer internazionali attesi nella prossima edizione (9-12 aprile). “Siamo già i primi a livello globale”, rivendica il DG di Veronafiere, Giovanni Mantovani.
Vinitaly cresce di dimensione e punta ad attrarre più buyer internazionali. È una fase di maturità per l’evento clou del vino italiano, che va in scena a Verona dal 9 al 12 aprile e vede ai nastri di partenza 4.120 espositori, a cui si sommano i circa 300 di Sol&Agrifood, salone dedicato alle eccellenze alimentari, e i 200 di Enolitech, dove espongono i produttori di macchinari e tecnologia per i settori vinicolo e oleario. La kermesse veronese costituisce il principale strumento di promozione del vino made in Italy ed è al centro di un piano di investimenti lanciato da Veronafiere a seguito della trasformazione, approvata a fine novembre, da ente autonomo a società per azioni, accompagnata da un piano di investimenti di 94 milioni di euro in tre anni, di cui circa 72 milioni riguardano il potenziamento di infrastrutture e sistemi informativi e i restanti 22 milioni sono legati allo sviluppo del business, con 12 milioni per nuove iniziative estere e 3,3 per servizi wine. “Per il settore wine and food – afferma il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese – il progetto prevede una crescita mirata all’estero e nuovi servizi per l’internazionalizzazione delle imprese del settore, con focus su Stati Uniti e Cina”. Negli ultimi anni, anche grazie al prestigio acquisito attraverso la creazione del padiglione del vino a Expo 2015 e alle presenze di spicco nell’edizione del cinquantesimo (con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il fondatore di Alibaba, Jack Ma), Vinitaly ha iniziato a stringere il cerchio sugli ingressi, mantenendo l’identità di evento non esclusivamente trade ma andando al tempo stesso incontro alle esigenze delle aziende, che richiedevano più selezione. Nel frattempo Verona ha rafforzato la sua centralità nel panorama fieristico del vino attraverso l’accordo con Fiera Milano, raggiunto lo scorso anno, in base al quale la città veneta va a rafforzare il sistema Tuttofood con lo spostamento della sua manifestazione Fruit&Veg all’interno di Fruit Innovation (e in concorrenza con Macfrut, che si tiene a Rimini), ma a questo punto Milano rinuncia ai propri piani di ingresso nel mondo vino, in competizione con Vinitaly, che furono all’origine negli anni scorsi dell’insuccesso di MiWine. Veronafiere dovrà ora investire per rimediare ai limiti strutturali e logistici del suo quartiere fiera, ma lo farà con la certezza di essere la capitale italiana del vino e il luogo scelto per l’incoming per i buyer stranieri, con il sostegno del piano straordinario per il made in Italy che riguarda anche il wine business. Nell’ultima edizione di Vinitaly, su 130 mila presenze complessive, quelle estere sono state circa 28 mila e quest’anno le previsioni, calcolate sulla base delle preregistrazioni, sono di una maggior affluenza qualificata estera. I nuovi arrivi, corrispondenti a circa duemila buyer, dovrebbero provenire da nord America, Asia e nord Europa, compresa la Gran Bretagna che, sfidando l’incertezza della Brexit e della sterlina debole, sarà presente con cento nuovi compratori. “A livello mondiale, in termini di affluenza estera, già oggi non siamo secondi a nessuno – spiega Giovanni Mantovani, direttore di Veronafiere – e la crescita di buyer stranieri diventa attrattiva anche per i produttori di altre nazioni. Vinitaly resta innanzitutto un momento di promozione e di supporto del vino made in Italy, ma stiamo registrando incrementi del 35% l’anno tra gli espositori esteri; un po’ di apertura non farà male”. Per quanto riguarda i lavori in corso, la fiera di Verona si è concentrata sulla parte dei servizi, dal potenziamento dei parcheggi auto alla creazione di strutture non permanenti per offrire informazioni ai visitatori, alla digital innovation con la sperimentazione di una app tra tremila buyer che dovrebbe aprire opportunità di connessione e informazioni tra buyer ed espositori. Non si prevedono invece nuovi padiglioni. “La capacità espositiva del quartiere è già sufficiente – osserva Mantovani – e poi il nostro obiettivo non è aumentare gli spazi, bensì la qualità dei servizi offerti. Vinitaly ormai, più che una fiera tradizionale, rappresenta una serie di format a supporto dei produttori del settore, da Opera Wine all’International Academy per la formazione dei ‘maestri’ ambasciatori del nostro vino, fino all’evento business wine2wine e al Wine in the city dedicato agli appassionati che troveranno a Verona, e da quest’anno anche nel Garda a Bardolino, un modello studiato per offrire business, comunicazione e anima del prodotto”. In prospettiva, Vinitaly potrebbe puntare a rafforzare o sviluppare a parte il mondo dei distillati. “È un tema che affronteremo, magari già dalla prossima edizione” conclude Mantovani, sottolineando come il canale distributivo tra wine e spirits sia abbastanza simile.