“È andata benissimo, si parla di 15mila persone, ma a me ne risultano almeno 22mila”. Carlo Capasa, presidente della Camera della moda italiana, non ha nascosto l’entusiasmo, al termine dell’ultima settimana delle passerelle milanesi, poiché ha potuto giocarsi numeri importanti, ovvero le affluenze, in notevole crescita, presso i nuovi punti chiave della manifestazione: l’UniCredit Pavilion, sede del Fashion Hub e del Fashion Hub Market; lo Spazio Cavallerizze presso il Museo nazionale della scienza e della tecnologia; la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale. Tutte scelte, queste, che stanno contribuendo ad accendere l’interesse e i riflettori sulla città. Tanto che, già prima della fashion week, non si sono risparmiati titoli e commenti che hanno anticipato il successo di una edizione che in tanti pre-definivano “storica”. A ben guardare, la settimana della moda milanese presenta i numeri di quelle precedenti, in termini di eventi e collezioni. Per non parlare del settore che procede con l’identico ritmo della congiuntura internazionale, la quale evidenzia qualche affanno, piuttosto che momenti di accelerazione. Soprattutto, quella di febbraio 2017 è stata un’edizione di transito, come l’ha definita lo stesso assessore comunale Cristina Tajani, perché il vero appuntamento con la svolta, in termini di super-fashion week, è stato fissato al prossimo autunno, quando l’intero sistema fieristico del made in Italy si integrerà con le passerelle milanesi. Dunque, si tratta di un entusiasmo mal riposto? No, non è così. Anzi, si tratta di un entusiasmo che vale doppio. Innanzi tutto, perché coincide con le situazioni non altrettanto entusiastiche di altre capitali della moda, alle prese con tangibili effetti-riduzione legati all’accorpamento delle passerelle uomo-donna, e alle trasformazioni del ‘see now-buy now’. Inoltre, perché l’euforia è uno dei più preziosi risultati raggiunti dalla presidenza di Capasa. Su questo fronte ha ottenuto senza dubbio una svolta nei confronti degli anni appena precedenti. Anni in cui, con Jane Reeve come amministratore delegato, la Camera e la fashion week hanno viaggiato con i fari spenti. Capasa, invece, ha stilato un programma con diversi punti concreti, basato principalmente sulla necessità di rendere più aperta e accessibile la fashion week: verso la stampa, verso i turisti, verso i visitatori e, sfida finale, verso la città. Nei prossimi mesi, la Camera nazionale della moda dovrà riuscire a coordinare questa sfida finale con i contenuti che ha messo sul tavolo (la sostenibilità, per esempio), e con i fenomeni ‘sfilata unica’ e ‘see now-buy now’. Comunque, un sistema che galleggia sull’entusiasmo è il migliore dei presupposti per il suo successo.