Nel 2016 ritornano fusioni e acquisizioni nel settore moda e lusso. Rispetto alle 74 del 2015 e alle 89 del 2014, le operazioni di M&A, lo scorso anno, sono salite a 96, in aumento del 30% sull’anno precedente. Numeri ancora sotto al record del 2013 e del 2012, quando le fusioni e le acquisizioni furono rispettivamente 106 e 114, ma che segnalano comunque un’inversione di tendenza e un ritorno al dinamismo.
Questo, in sostanza, quanto emerge dal report di Pambianco Strategie di Impresa, che analizza tutti i deal finalizzati nei settori moda, lusso e design tra gennaio e dicembre dello scorso anno. Lo studio ha anche messo in luce come, se negli anni passati l’interesse degli acquirenti era concentrato verso fornitori o realtà produttive a monte, nel 2016 gli occhi sono stati puntati su brand ‘a valle’ di medie dimensioni, con un forte potenziale di crescita.
Nello specifico, il mercato delle M&A è stato dominato da holding e da fondi di private equity che, insieme, hanno realizzato circa il 40% delle operazioni del 2016. Le holding sono state le più attive: negli ultimi 12 mesi hanno concluso 21 tra fusioni e acquisizioni. Tra quelle più importanti, l’acquisto della maggioranza di Buccellati da parte dei cinesi di Gangtai e l’operazione Balmain-Mayhoola. Gli equity hanno messo a segno 18 fusioni e acquisizioni (spicca l’acquisto di Philippe Model da parte di 21 Investimenti), anche se in calo del 28% rispetto al 2015.
Lo studio ha messo in luce anche l’ingresso in classifica dei player attivi nella distribuzione, ossia catene di vendita al dettaglio.
Per quanto riguarda il settore del design, infine, continua il momento d’oro delle acquisizioni, pur ridotte rispetto al 2015. Sono stati 6 i deal conclusi, per la maggior parte in Italia: Abm è stata acquisita da Keter Group, ICG (Italian Creation Group) ha aggiunto al proprio portafoglio Toscoquattro e Fontana Arte, mentre IDB (Italian Design Brands) ha acquisito Meridiani. Da ultimo, l’americana Janus et Cie è stata acquisita da Poltrona Frau.
A livello geografico, resta forte l’interesse per l’Italia: nonostante più della metà (55%) dei deal sia stato realizzato all’estero da società straniere, le m&a tra soggetti italiani sono state 24, pari al 25% del totale, mentre sette realtà italiane sono state rilevate da soggetti stranieri (7 per cento)