Sàpopa, startup di activewear tutta italiana, punta sulla fusione tra sartorialità e performance. Piero Righetto, fondatore del brand insieme a Maria Elena Ghisolfi che ricopre anche la carica di art director, ha raccontato a Pambianconews la nascita di questo progetto: “Osservando il panorama contemporaneo, appare sempre più chiaro quanto la vita all’aria aperta abbia un’influenza sulla nostra vita: si percepisce il forte desiderio di avere, ogni giorno, un piccolo ritaglio di tempo in cui dedicarsi al proprio benessere. Da questa riflessione è nato Sàpopa”.
I due fondatori lavorano in sinergia, unendo le proprie visioni della moda e dello sport: mentre Righetto vanta un passato in Lululemon, la Ghisolfi ha lavorato per Vf Corporation. “Io e Maria Elena – continua Righetto – abbiamo messo in contatto le nostre due anime per proporre un prodotto che fosse performante dal punto di vista sportivo, ma con un alto livello di componente stilistica: personalmente sono sempre stato appassionato di sport, mentre lei ha un occhio decisamente più estetico”.
Sàpopa fa del legame tra sport e stile la sua forza, tanto che questa caratteristica ritorna anche nella scelta dei designer: Maria Teresa Castelli, che in precedenza ha lavorato per marchi come The North Face, e Luigi Vezzola, che vanta un passato in maison come Dolce & Gabbana.
L’azienda è sostenuta finanziariamente da Aliante che ne detiene il 60 per cento. La holding di investimento, oltre a operare nel settore dell’abbigliamento, investe nell’alimentare, nell’arredamento e nelle energie rinnovabili. Il marchio ha presentato in questi giorni la collezione primavera/estate 2016 durante una campagna vendita, ottenendo risultati positivi e ordini da boutique sia nazionali sia internazionali. Il futuro, secondo Righetto, è promettente: “Da qui a tre anni miriamo a ottenere un fatturato di 10 milioni, puntando sull’apertura di dieci monomarca nel mondo. Nel nostro progetto di espansione è previsto anche un progetto wholesale, sia per quanto riguarda l’Europa sia gli Usa. Il mio sogno è far tornare un brand di activewear italiano ai livelli di Sergio Tacchini e Fila degli anni Ottanta, puntando sulla cultura e sul gusto del nostro Paese”.