Il gruppo ha combinato la storia e la tradizione con l’innovazione tecnologica. Le due anime oggi valgono 103,5 mln di ricavi. E uno slow color competitivo.
Tradizione artigiana che incontra e si unisce alla più moderna innovazione tecnologica. È questa la ‘doppia’ anima di Cariaggi, una delle aziende italiane di riferimento nella produzione di filati pregiati per la maglieria e tessitura di alta gamma. La tradizione si lega al passato di Cariaggi, azienda con una storia ‘di famiglia’ che risale al 1958, quando Aurelio Cariaggi ha fondato la filatura che, a partire dagli anni 70, grazie allo spirito imprenditoriale e alla naturale propensione all’innovazione del figlio Piergiorgio (oggi amministratore delegato), ha iniziato un percorso di continua e costante crescita. Da allora Cariaggi si dedica alla filatura cardata e alla filatura pettinata di fibre pregiate selezionate: cashmere, vicuña, misti cashmere e lane superfini per la realizzazione di un prodotto artigiano-industriale di alta qualità, destinato alle migliori firme di maglieria a livello nazionale e internazionale. L’anima ‘tradizionale’ è stata conservata anche con scelte impegnative. “Per l’approvvigionamento del fiocco e tops di cashmere abbiamo una partnership con un’azienda situata nella Mongolia cinese – ha sottolineato Cristiana Cariaggi, consigliere di amministrazione della realtà marchigiana – che realizza al suo interno tutto il processo di lavorazione garantendo un prodotto 100% made in Italy”. Per giunta, la sede di Cariaggi sorge nelle Marche, a Cagli (Pesaro-Urbino), in prossimità dell’incantevole territorio del Montefeltro, anticamente zona di collegamento tra Europa e Nord Italia con Roma e il Mediterraneo. Il carattere, l’aria, l’acqua, le continue ispirazioni e i messaggi che provengono da uno dei più straordinari giacimenti culturali del nostro Paese incarnano un privilegio riservato a pochi. “Collocarsi al di fuori di distretti industriali tradizionalmente legati al mondo dei filati – ha proseguito Cariaggi – per noi ha sempre significato poter godere in piena autonomia dello spirito del luogo e poter fondere nel suo filato ingredienti unici quali cultura, tecnologia e materia che, sapientemente mescolati, mirano verso l’eccellenza”. Cariaggi conta oggi circa 260 dipendenti e un fatturato 2014 di 103,5 milioni di euro, realizzato per il 62% in Italia e per il 38% all’estero. “I primi 6 mesi del 2015 stanno andando bene e sono in linea con i nostri obiettivi – ha continuato -. Pensiamo di chiudere l’esercizio in lieve crescita con ricavi che raggiungeranno i 105,5 milioni”. Per il futuro, Cariaggi vuole spingere sull’estero, con particolare rilevanza su Usa e Giappone e Francia, principali mercati internazionali dell’azienda.
L’ANIMA HIGH TECH
Accanto alla tradizione, appunto, Cariaggi ha saputo spingere sulla seconda anima, quella dell’innovazione tecnologica. L’azienda è dotata di un ufficio stile e di un centro colore per lo studio e sviluppo di articoli e colori: l’alta efficienza del personale e le tecnologie più moderne permettono di individuare la “ricetta” perfetta per ottenere filato e tonalità richiesta, in tempi brevissimi. E poi, ancora, tremila mq circa di magazzino tra materie prime e filati assolvono a richieste di assortimento nei filati e nei colori presenti nelle cartelle e in qualsiasi quantitativo a partire da 1 solo chilogrammo. L’alta informatizzazione, coordinata da specialisti, garantisce una gestione eccellente: analizza costantemente le scorte sia di fiocco sia di filato (di risorse e di prodotti) e coordina le spedizioni. In più, il sistema wireless applicato ai muletti facilita l’individuazione della merce in stock, eliminando margini di errore e dispersioni di tempo. Per i filati Jaipur (filato pettinato; 70% cashmere e 30% seta) e Duequarantasei (filato cardato 100% cashmere) lo stock service è disponibile su tutte le 90 tonalità presenti nella cartella colori. L’azienda marchigiana, inoltre è impegnata ad adottare e affinare il processo industriale Save the Water-Kitotex*, per ridurre l’impatto ambientale delle lavorazioni, sviluppato da Canepa Evolution (dipartimento di ricerca e sviluppo dell’azienda tessile Canepa) con i ricercatori del Cnr-Ismac di Biella. “La nostra azienda pone da sempre una grande attenzione all’ecologia e all’ambiente – ha specificato la manager -. Nel corso degli anni ci siamo dotati di una serie di certificazioni in tale ambito e abbiamo sviluppato una linea di filati ecologici, Systema Naturae, tinti esclusivamente con pigmenti vegetali”.
ARTIGIANI SLOW COLOR
I colori di Systema Naturae sono ottenuti esclusivamente da erbe, fiori, foglie, bacche e radici di piante officinali tintorie. E’ la tintura vera, “slow”, una tecnica del passato che ritorna attuale, moderna e tecnologica. Il risultato finale è una cartella colori unica e non convenzionale, ispirata dalla visione degli arazzi del ‘500 e dai tanti capolavori d’arte tessile italiana. All’interno di Systema Natvrae una menzione particolare spetta al Guado, tintura vegetale dall’antica e rinomata tradizione. Il pigmento, estratto dalla crocifera erbacea biennale (conosciuta, appunto, come guado) coltivata nelle campagne della provincia di Pesaro-Urbino e lavorato per Cariaggi da un artigiano locale, ha rappresentato fin dal XIV secolo il solo colorante in grado di dare una tonalità azzurra di elevata qualità, sia in termini cromatici, sia in termini di resistenza alla luce e all’usura, una preziosa ricchezza per il territorio del Montefeltro, tanto da essere definito ‘oro blu’. E proprio al Guado “e alla sua bella storia da raccontare”, Cariaggi, ha dedicato la mostra ‘Tinctoria: la Civiltà dei Colori’, a Firenze fino al 3 luglio. Prossimo obiettivo, il Palazzo Ducale di Urbino.
di Chiara Dainese
*Notizia rettificata il 24 luglio 2015 alle ore 9.20