Mohito? Troppo banale. Daiquiri? Roba da balera. Nel mondo dei cocktail torna la voglia di fare ricerca, recuperando quei sapori del passato che, fortunatamente, riemergono attingendo alla grande tradizione liquoristica italiana.
È una tendenza internazionale, nata nei Paesi anglosassoni con la riscoperta degli Speakeasy, ovvero quei locali che durante il proibizionismo servivano in forma di cocktail, per renderli più appetibili, i distillati non proprio eccellenti del contrabbando. Giunta in Italia, la moda è diventata occasione per riscoprire o rivalutare (a seconda dei casi) le bottiglie che spopolavano nei bar del miracolo economico e nelle pubblicità della Tv in bianco e nero. E mentre sul web partono le aste per aggiudicarsi rarità di vintage beverage, con una predilezione per i formati mignon, nell’industria le holding del settore investono risorse per la comunicazione dello “spirit of the Sixties”. Intanto, come già accaduto nella birra, nascono microproduttori artigiani, a Torino con il vermouth (www.vermouthanselmo.com) e a Bolzano con, udite udite, il whisky (www.puni.com). Bere con moderazione, certo, ma soprattutto bere in maniera mai scontata, uscendo dalla massa per aderire al mood della tipicità.
Biancosarti
Per la pubblicità degli anni 70 e 80 era l’aperitivo vigoroso, prima ancora fu protagonista di un celebre Carosello con il tenente Sheridan (interpretato da Ubaldo Lay). Inconfondibile la sua etichetta gialla con scritta su sfondo rosso e B bianca scudata. La ricetta di questo must dell’aperitivo vintage deriva da una miscela segreta, che unisce l’aroma morbido delle erbe rare, delle spezie e dei fiori, al carattere intenso di cortecce e radici. Dal 1995 fa parte del Gruppo Campari che lo ha acquistato dal gruppo olandese Bols Wessanen. Va servito liscio, con ghiaccio o selz, ma è anche base per alcuni cocktail e long drink.
Vigoroso. 30 ml Biancosarti, 40 ml London dry gin (minimo 40 gradi ), 20 ml vermouth dry, 4 gocce di Alpestre distillato d’erbe, 1 foglia di salvia, zest di pompelmo rosa
Preparazione. Mettere tutti gli ingredienti in un mixing glass tranne la salvia,, miscelare bene per avere una buona diluizione, versare in una coppa vintage, tagliare tre striscette di salvia e inserirle nella coppa, finire con una zest di pompelmo rosa spruzzata sulla coppa.
Locale: Banana Republic Cafè, via Bettolo 3, Roma. www.banana-republic.it
Punt e Mes
Vermouth alla riscossa. Questo vino liquoroso, invenzione tutta torinese di fine Settecento attribuita ad Antonio Benedetto Carpano, è al centro di un rilancio attuato non solo dai big di settore, ma anche da vari produttori artigianali. Leggenda vuole che il 19 aprile del 1870, nella bottega di Carpano, un agente di Borsa preso da una discussione con i colleghi sulla crescita di certi titoli – saliti quel giorno di un punto e mezzo – ordinò il solito Carpano, corretto però con una mezza dose di china, utilizzando un’espressione dialettale: “Punt e Mes”. Tra i clienti si diffuse l’abitudine di ordinarlo con un gesto: pollice sollevato (il Punt) e a seguire la traccia orizzontale con mano tesa (il Mes). È diventato la base di un cocktail che unisce il vermout, simbolo di Torino, con il bitter più celebre di Milano.
Mi-To, Milano-Torino. 3,5 cl. di Punt e Mes, 3,5 cl. di Bitter, 1 scorza d’arancia, ghiaccio.
Preparazione. Riempire di ghiaccio un ampio tumbler basso, versare quindi 3,5 cl. di Punt e Mes e 3,5 cl. di bitter e mescolare delicatamente. Se si vuole “rinfrescare” il cocktail, aggiungere uno spruzzo di soda. Guarnire con una scorza d’arancia.
Locale: Rita & Cocktails, via A. Fumagalli 1, Milano.
Fernet-Branca
L’aquila ne ha fatta di strada. La bottiglia stretta tra gli artigli del rapace, così appare in etichetta, è arrivata nel continente nuovo, dove il Fernet dei fratelli milanesi Branca, nato nel 1845, rappresenta uno degli amari più diffusi, soprattutto in abbinamento con la Coca Cola. Le 27 erbe che lo compongono provengono da quattro continenti: l’aloe dal Sud Africa, il rabarbaro dalla Cina, la genziana dalla Francia, la galanga dall’India o dallo Sri Lanka, la camomilla dall’Italia e dall’Argentina. Si aggiungono fiori, erbe, radici e piante con cui si producono infusi alcolici, estratti e decotti che, opportunamente miscelati, generano le benefiche proprietà del prodotto.
Hanky Panky. 1,5 once (circa 4,5 cl) di vermouth Antica Formula, 1,5 once di gin, 1,5 once di Fernet-Branca. Mescolare, versare, degustare.
Locale: Pinch – Spirits & Kitchen, Ripa di Porta Ticinese 63, Milano.
Maraschino Luxardo
Bottiglia di vetro verde impagliata a mano, etichetta d’antan, distillazione di marasche (ciliegie dalla polpa succosa e acidula) coltivate in esclusiva. Non si può dire che il maraschino proposto dalla padovana Luxardo sia un prodotto confondibile… Divenuto un classico dell’arte liquoristica italiana, è uno dei pochissimi liquori dolci al mondo ottenuti per distillazione. Oltre all’utilizzo nella pasticceria, il maraschino è diventato popolare come after-dinner, correzione del caffè, accompagnamento alla macedonia di frutta e variante per molti cocktail internazionali codificati come Mary Pickford, Daiquiri e Screwdriver.
Aviation. 60 ml dry gin, 15 ml maraschino Luxardo, 15 ml succo fresco di limone spremuto.
Preparazione. Shakerare gli ingredienti con ghiaccio e versare in un bicchiere da cocktail raffreddato. Decorare con scorza di limone e Original Maraschino Cherries Luxardo.
Locale: Dry, via Solferino 33, Milano (http://www.drymilano.it ). Bartender: Guglielmo Miriello.
Stock Triple Sec
Liquore aromatizzato all’arancia, creato in Francia negli anni Trenta dell’Ottocento, viene tuttora prodotto da diverse case internazionali tra cui la Stock, nata a Trieste e oggi operante in Repubblica Ceca. Si presenta incolore nel bicchiere, poiché solitamente non è sottoposto ad affinamento. La produzione avviene con la distillazione di un infuso di alcool, zucchero e scorze d’arancia amare e dolci. Il risultato è una bevanda con una gradazione che può variare da 15 a 40 gradi. Nel mondo dei cocktail è un ingrediente basilare, che si utilizza per realizzare Margarita, Long Island Iced Tea, Sidecar e altri ancora, ma c’è anche chi lo apprezza come digestivo “on the rocks”.
Between the sheets. 40% Stock 84, 30% Rum Bianco, 10%,Triple Sec, 20% succo di limone.
Preparazione. Si tratta di un after dinner. Mettete il brandy, il rum bianco, il triple sec e il succo di limone nello shaker con ghiaccio tritato. Shakerare energicamente, quindi filtrate e servite nella coppetta da cocktail precedentemente ghiacciata.
Locale: Fellini, via Roma 26, Pogliano Milanese. www.discotecafellini.com
Vov
Il tuorlo mica si poteva buttare! Fu così che il pasticcere padovano Gian Battista Pezziol, che dell’uovo utilizzava soprattutto l’albume (per il torrone), si inventò nel 1845 una geniale modalità di conservazione del “rosso”: lo trasformò in un liquore, aggiungendovi marsala e zucchero. Il nome, Vov, è l’adattamento del termine dialettale “vovi” (uova). Il successo fu tale che il Vov si diffuse anche nelle famiglie, per praticità, come sostituivo dell’uovo fresco sbattuto. Negli anni 60 e 70, periodo di massima diffusione, ai più deboli si suggeriva “beviti un Vov” e molti maschietti lo consideravano una specie di viagra ante litteram… Sarà per questo che il “corroborante” Vov, di proprietà del gruppo Molinari (che ne ha mantenuto la bottiglia bianca ispirata al guscio d’uovo), è tuttora in auge come ingrediente di cocktail tipicamente invernali, da baita apres-sky, come quello che vi descriviamo.
Bombardino. 3 cl di Vov caldo, rum, panna montata.
Preparazione. Scaldare il Vov, aggiungere una piccola dose di rum e decorare con panna montata. .
Locale: Tea del Vidal, via la Còrta 24, Livigno (So). www.teadelvidal.com
Rabarbaro Zucca
La pagina pubblicitaria con la “cinesina” a forma di zeta e il claim “dal rabarbaro la salute” è ormai un feticcio per collezionisti. Ma lo Zucca, nonostante i quasi 170 anni d’età, è vivo e vegeto. Fu inventato nel 1845 da Ettore Zucca, pioniere di quella che sarebbe diventata una delle più importanti aziende lombarde, dopo che il medico prescrisse alla moglie Tilde Beduschi un preparato a base di rabarbaro, la cui radice (rizoma) ha molte proprietà benefiche: stimola l’appetito, le funzioni epatiche, regola l’intestino, depura e dà energia. La produzione da artigianale diventa industriale, il consumo da Milano si diffonde in Italia e nel resto del mondo. Oggi lo Zucca, di proprietà dell’Illva di Saronno (quella dell’Amaretto), viene prodotto seguendo la ricetta originale con l’utilizzo di rizoma importato dalla regione del Kansù, zona montagnosa a ridosso della Muraglia Cinese, dove il rabarbaro viene coltivato fino a 3.250 metri.
Zucca e soda. 4,5-5 cl di Zucca, top seltz/acqua gasata.
Preparazione. Unire lo zucca al seltz e guarnire con foglie di menta.
Locale. Bar Zucca, via Gramsci 10, Torino.
Liquore Strega
Il nome è ispirato alla leggenda delle streghe di Benevento, riunite di notte attorno a un noce magico, e dei loro filtri d’amore, che avrebbero unito per sempre le coppie che li bevevano. Il colore, un giallo forte derivato dall’aggiunta di zafferano, amplifica il potere magico/evocatorio di un liquore creato nel 1860 dalla distillazione di 70 erbe e spezie. Tuttora prodotto a Benevento dalla famiglia Alberti, la fama dello Strega è stata rafforzata dal più ambito premio letterario italiano, che dal 1947, anno della sua istituzione, è stato assegnato a geni come Flaiano, Pavese, Eco, Buzzati e, ultimo vincitore, Francesco Piccolo. Si beve liscio, ghiacciato o si utilizza come base per cocktail quali Pink Witch e Valentino.
La Brusca. Lambrusco, liquore Strega, limone e miele.
Locale. Perimetro Food, Piazza Erbe angolo Via Pelliciai, Verona. www.perimetrofood.it