“Io una Large? Ci entrerò quattro volte!”. Quante volte sarà tuonata questa frase, nei camerini dei negozi di abbigliamento, contro la povera commessa di turno che si è ‘permessa’ di offrire alla cliente la famigerata taglia Large, o (peggio ancora) eXtra Large. Sul tema delle misure, è vero, le signore sono parecchio sensibili. E talvolta poco coerenti. Così, quando sono nel salottino prova, non contemplano neanche l’idea di provare un capo che vada oltre la Medium, anche se in quella gonna proprio non ci stanno (“fa niente, tanto non mi piaceva neanche”). Salvo poi infuriarsi se alcuni brand di moda ‘osano’ lanciare taglie ancora più ‘mini’, o addirittura escludere le clienti più formose.
L’ultima ‘rivolta’ riguarda J.Crew. Il brand statunitense ha recentemente aggiunto nelle sue collezioni una taglia a tre zeri (000), e cioè ancora più piccola della XXS (eXtra eXtra Small). Appena la notizia si è diffusa, il dibattito si è scatenato sul web ed è stato ripreso dalla stampa. L’accusa: si crea nell’immaginario del cliente l’illusione di una magrezza estrema. D’altronde, come fa notare il Guardian, un paio di pantaloni con una dimensione di 23 pollici di vita (58,4 centimetri circa, indicativamente rispondenti alla zero-zero-zero) possono andare bene giusto a una bambina sana tra i sei e gli otto anni. Poco importa che l’azienda abbia spiegato che la scelta risponde all’esigenza commerciale di soddisfare il maggior numero possibile di clienti, in particolare, quelle asiatiche che, notoriamente, hanno misure più ‘ridotte’.
Di recente, una rivolta sulle taglie ha coinvolto anche Abercrombie&Fitch. Nei mesi scorsi, il brand è stato ricoperto di critiche per aver addirittura escluso le taglie più grandi della 10 americana, ovvero la nostra 44. La forza delle proteste, peraltro scoppiate in un periodo delicato per l’andamento dei conti, è stata tale da costringere l’azienda a riconsiderare la scelta. Questioni di immagine sembra stiano suggerendo ad Abercrombie di allargare il giro(vita) della clientela.
Anche quello delle misure intermedie resta un terreno scivoloso. L’esempio è quello di H&M che, l’inverno scorso, ha ricevuto una pioggia di proteste per aver diffuso un nuovo catalogo che comprende anche una sezione dedicata alla taglie forti. Peccato però che le modelle scelte per indossare gli abiti in questione, secondo coloro che hanno alimentato le critiche, sarebbero una semplice medium size. Insomma, le taglie ‘davvero forti’ si sono risentite per un tale scambio di curvy.
Forse, si tratta solo di strategie di marketing. Un modo come altri per attirare l’attenzione. A conferma che non è l’abito a fare il monaco. Ma è l’etichetta.