La musica è la stessa: l’export delle scarpe italiane corre, i consumi interni crollano. Cambiano, però, i suonatori, nel senso che tornano sotto i riflettori i protagonisti di sempre, ossia i distretti industriali. Questo, in linea generale, l’esito della presentazione dello Shoe Report 2014, sesto rapporto annuale sullo stato del sistema calzaturiero italiano e sul ruolo nel rafforzamento del comparto manifatturiero, che oltre a condividere i risultati del settore ha dedicato una attenzione particolare all’analisi dei distretti calzaturieri.
Nel 2013, le esportazioni, oltre 8 miliardi di euro, sono cresciute del 5,6% in valore (e del 2,6% in quantità), a fronte di un incremento in valore nel 2012 che era stato pari al 2,5% (e a una contrazione del 6,4% in quantità). In parallelo, il mercato interno ha fatto segnare un -6,1% nel 2013 in valore e un -4,1% in quantità, a conferma della tendenza ad acquistare meno paia e a minor prezzo.
La pubblicazione presentata durante l’incontro di ieri, promossa da Assocalzaturifici e realizzata da Ermeneia, ha inoltre sottolineato la forza produttiva ed esportativa aggregata dei distretti. Secondo lo studio, l’Italia è il primo Paese produttore di calzature dell’Unione europea e il secondo esportatore a livello mondiale dopo la Cina. A tal proposito, i distretti stanno dimostrando una buona capacità di vocarsi all’export, con una percentuale di esportazioni che supera mediamente i due terzi del totale della produzione, con punte del 90% e oltre, specie nelle realtà produttive dell’Emilia-Romagna, delle Marche e della Lombardia.
“Attraverso l’analisi dello Shoe Report – ha commentato il presidente di Assocalzaturifici Cleto Sagripanti – abbiamo voluto dimostrare come il settore calzaturiero possa oggi contribuire in maniera decisiva alla ripresa del sistema Italia. Per questo, auspichiamo che l’imminente rinnovo del Parlamento europeo diventi occasione per fare sentire ancora più forte la voce delle imprese calzaturiere che, a partire dai distretti, si confrontano ogni giorno con le sfide del mercato internazionale per portare nel mondo i valori del made-in-Italy”. Un appello a cui si è unito anche il Viceministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, anch’egli intervenuto in conferenza: appelli ascoltati, visto che sempre ieri il Made in ha vinto la sua battaglia a Strasburgo ottenendo il sì dell’Europarlamento.