La crescita futura di Prada passa anche per un rilancio dei due marchi ‘piccoli’ che saranno sostenuti da un apparato industriale e logistico che il gruppo guidato da Patrizio Bertelli ha deciso di potenziare con investimenti probabilmente senza precedenti da parte del lusso italiano (e Uk, dove Prada controlla Church’s). Un passo che, probabilmente, ha anche scosso i nervi della Borsa, visto che il titolo stamattina ha reagito con un pesante calo a Hong Kong alla presentazione dei conti e del piano strategico di ieri. Se nel 2013 l’esplosione del capex (capital expenditure), passato da 370 a 611 milioni, è stata legata alla strategia di opening diretti, nei prossimi due anni Prada prevede la costruzione di quattro nuovi impianti di produzione (scarpe, pelletteria, abbigliamento e logistica) in Italia (80mila metri quadri complessivi, per 700 persone in staff) e il raddoppio della superfice industriale per Church’s nel Regno Unito.
Massima valorizzazione della capacità industriale e massima valorizzazione dei brand in house porteranno a un gruppo da 5 miliardi, ha detto Bertelli nella presentazione dei risultati, nei giro di tre anni. Poi, per crescere, sarà di nuovo il momento di acquisizioni.
Accanto ai main brand Prada e Miu Miu, dunque, sarà decisivo il ruolo di Church’s, che nel 2013 ha registrato una minima crescita del 3%, e che, per arrivare ai 250 milioni di fatturato a 5 anni (oggi sono 68,6) accanto allo sviluppo industriale, prevede una nuova sede a Londra, l’allargamento dell’offerta al total look e, di conseguenza un nuovo concept di negozio, che vedrà la luce nella seconda parte del 2015 nella capitale.
Poi c’è il nodo Car Shoe, marchio che nel 2013 ha chiuso di nuovo in frenata (-31%). Il management ha ammesso “di non averlo sviluppato per mancanza di tempo”, ma ha confermato che da oggi il rilancio di questa realtà, che, ha ribadito Patrizio Bertelli, vanta un forte know how artigianale, è nei piani del gruppo, con un focus sia a livello wholesale sia retail.