E’ allarme per l’industria conciaria italiana che rischia di trovarsi in difficoltà a causa delle limitazioni imposte alle esportazioni di pellami grezze dalla Russia. A fine febbraio il governo russo ha firmato il decreto di modifica della lista di merci la cui esportazione viene sospesa o ristretta dalla Federazione (decreto numero 877 che va a integrare la delibera del dicembre 2007) introducendo tra le categorie anche quella relativa alle pelli grezze e semilavorate bovine ed equine. Per queste il provvedimento avrà una durata pari a sei mesi.
Le vicende internazionali della Crimea, secondo molti, hanno accelerato una decisione già in atto all’interno del governo e legata all’esigenza di facilitare l’acquisto di pelli domestiche da parte dell’industria calzaturiera russa a fronte invece di una tradizionale tendenza alle esportazioni, che superano il 30 per cento. Secondo quanto dichiarato dal ministero dell’Industria e del commercio, il disavanzo dei pellami in Russia raggiunge il 40%, dato al quale si aggiunge nel 2013 un calo della produzione di questo segmento pari al 5 per cento. La tendenza alle vendite di pellami grezzi e semilavorati all’estero (ad un prezzo medio del 20-25% in meno rispetto al mercato internazionale) continua quindi a causare scompensi alla produzione calzaturiera nazionale, il cui fabbisogno è di 150 mila tonnellate di pelli. Proprio per questo motivo lo scorso ottobre il ministero aveva chiesto di aggiungere questa categoria all’elenco dei prodotti per i quali sono previste limitazioni alle esportazioni.
La Russia è uno dei principali partner per il settore conciario italiano. Secondo quanto riportato dal quotidiano Libero sulla base delle stime di Unic, l’organismo di settore della Confindustria, il provvedimento potrebbe comportare un crollo del fatturato di 550 milioni di euro a livello europeo, indotto compreso e a risentirne saranno, oltre alle concerie, anche i produttori di sostanze chimiche, di macchinari, di calzature, borse, divani, imbottiti e interni auto.