“Il prezzo poteva anche andar bene, ma mi sono fermato prima. Ci sono altri valori, come la continuità dell’azienda. E non ho avuto sensazioni positive”. Commenta così il patron di Sportswear Company Carlo Rivetti a Pambianconews la mancata vendita del suo marchio Stone Island. Una cessione che era stata data per conclusa, per cui c’erano diverse opzioni (“quella che avevo in mente non era una cessione totale”, afferma Rivetti) e si era parlato di grandi gruppi come Only the brave (Otb) e Vf Corporation come principali pretendenti all’acquisto. “C’erano anche altri nomi – prosegue l’imprenditore – ma nessuna offerta mi ha convinto perché la continuità del brand non era garantita in modo sufficiente”.
Subito dopo la nota stampa in cui Sportswear Company rendeva nota la decisione di non vendere, la stampa di settore scriveva che il problema principale era stato la mancanza di garanzie sul mantenimento dell’attività nella fabbrica di Ravarino (Modena). “La questione è più articolata – precisa Rivetti – la nostra è un’azienda particolare, pochi sono così folli da mettersi a fare giacche dipinte a mano una a una. Non è facile portarla avanti per chi non ha conoscenza del prodotto. E i grandi gruppi hanno logiche diverse, c’era anche un problema culturale”.
Sportswear Company intanto continua a collezionare risultati in crescita, con un fatturato 2013 a circa 70 milioni di euro (+12%) e un ebitda a circa 9,5 milioni, in rialzo di oltre il 50% sul 2012. “Per quest’anno le prospettive sono buone”, conclude l’imprenditore, che per ora chiude il capitolo cessione. “Per il momento preferisco concentrare le mie energie sul prodotto. Poi, mai dire mai”.