Bulgari patteggia con l’Agenzia delle entrate, secondo la stampa, circa 30 milioni di euro (Il Messaggero calcola 42 milioni)*, e chiudere così il proprio contenzioso amministrativo con il fisco italiano. Un accordo – tecnicamente si tratta di un accertamento con adesione – che giunge a fronte di un sequestro per equivalente di beni e disponibilità finanziarie per oltre 55 milioni di euro.
La maison romana di gioielli del gruppo Lvmh, infatti, era nel mirino per fatti riferiti al periodo 2006-2009, dopo l’entrata in vigore della legge Bersani, quando avrebbe nascosto al fisco circa 3 miliardi di euro attraverso società estere.
Chiuso il fronte amministrativo, il contenzioso prosegue su quello penale. Il Pm di Roma ha concluso le indagini ed è quindi probabile l’imminente richiesta di rinvio a giudizio per i 13 indagati, tra cui i fratelli Paolo e Nicola Bulgari, Francesco Trapani e Maurizio Valentini, rispettivamente ex e attuale rappresentante legale della società italiana. Per tutti l’accusa è di dichiarazione fraudolenta mediante artifici e raggiri e di evasione fiscale.
Notizia aggiornata il 13/02/2014 alle ore 13:20
Il gruppo Bulgari ha diffuso una nota in cui “precisa di aver definito la propria posizione con l’Agenzia delle Entrate”. Nel comunicato si legge che ” il Gruppo Bulgari, che continua a rimanere convinto della propria correttezza, ha deciso di chiudere la controversia con il versamento di 28 milioni di imposte più interessi e sanzioni per un totale di circa 42 milioni, evitando così un lungo ed oneroso contenzioso su una questione interpretativa obiettivamente incerta”.
Nella stessa nota, la società precisa “che, contrariamente a quanto riportato da alcuni giornali, il negozio di Via Condotti non è mai stato oggetto di sequestro”.